Il Presidente Meloni interviene al Forum di Cernobbio

Sabato, 7 Settembre 2024

Buongiorno a tutti, grazie di essere qui e soprattutto buon compleanno per i 50 anni dell'European House-Ambrosetti, grazie all'amministratore delegato Valerio De Molli per questo invito, grazie per il vostro lavoro.
Ci siamo visti l'ultima volta qui durante la campagna elettorale che poi ha portato alla nascita di questo Governo, quindi sono contenta di tornare dopo due anni per cercare di fare il bilancio della situazione.
Dopodiché, sulla domanda, Direttore, intanto la voglio tranquillizzare, le mie settimane sono più o meno tutte abbastanza difficili, quindi voglio dire... e spesso devo dire anche, magari non è questo il caso, ma spesso devo dire anche che quello che preoccupa me non è quello che vedo preoccupa nel dibattito generale.
Intanto voglio approfittare di questa occasione per ringraziare ancora una volta Gennaro Sangiuliano per il lavoro che ha fatto in questi due anni. Come sempre, le cose che si costruiscono fanno molto meno rumore, fanno molta meno notizia, però credo che sia stato molto importante il lavoro che il Ministro ha fatto, credo che sia stato molto importante per esempio aver significativamente incrementato i visitatori e gli introiti delle tante realtà culturali che ha l’Italia; credo che sia stata una scelta molto intelligente chiudere la vergogna tutta italiana di musei e siti archeologici chiusi durante i giorni di festa; credo che sia stato bello e importante avviare grandi progetti che erano fermi da decenni, penso all'ex Ospedale dei poveri di Napoli; penso che sia stato importante allargare le sedi degli Uffizi; penso che sia stato importante anche riformare le norme sui contributi al cinema, sulle quali avevamo visto molte cose che non funzionavano. Quindi penso che Gennaro Sangiuliano abbia fatto un ottimo lavoro, e che per questo vada ringraziato.
Dopodiché che cosa è accaduto? Guardi che cosa è accaduto, per paradosso l'ha spiegato bene un suo collega, che è il Direttore de La Stampa Andrea Malaguti. Dice a un certo punto il Direttore Malaguti - che probabilmente è qui - sono giorni che noi parliamo della vita privata di un ministro. Va da sé che quando parli per giorni della vita privata di un ministro la sua vita pubblica è finita. È così. Solo che ci sono due elementi che vanno considerati di questa dichiarazione.
Il primo elemento secondo me è che il direttore Malaguti conferma che si tratta di una vicenda di vita privata, perché, ad oggi, il ministro Sangiuliano si è dimesso ma non ci sono illeciti in questa vicenda commessi dal ministro. La seconda questione è che sono giorni che discutiamo. Discutiamo chi? Sì, certo, c'è stata una forte campagna mediatica - fermo restando che chiaramente il Ministro ha sbagliato - che ha trasformato una questione privata in un fatto pubblico.
Io penso che sia un precedente al quale non intendo prestarmi, non credo ci si debba prestare, è la ragione per la quale inizialmente non ho accettato le dimissioni del Ministro Sangiuliano. Dopodiché ieri ho accettato le dimissioni, presentate come irrevocabili, perché il Ministro Sangiuliano voleva liberarsi dalla condizione di Ministro per potersi meglio difendere. Perché capiva, come capisco io e capivo io, che l'autorevolezza del Governo, il ruolo del Governo, non poteva continuare a essere sottoposto a questa pressione mediatica.
Dopodiché, se qualcuno pensa che situazioni come queste possano servire a indebolire il Governo, temo che non accadrà. Come si dice, è morto il Re, viva il Re. Si è dimesso un ministro, buon lavoro al nuovo ministro. Ieri, quando ancora la stampa aspettava le dimissioni di Sangiuliano, io ero già al Quirinale a firmare la nomina del nuovo ministro, perché intendo fare il mio lavoro e intendo farlo bene, fino alla fine della legislatura e penso anche che gli italiani capiscano un certo “doppiopesismo”, che si dà più importanza a cose che sarebbero meno rilevanti e meno importanza a cose che sarebbero più rilevanti. Voglio dire che sono molto colpita dalla sproporzione di articoli che sono stati dedicati alla vicenda privata del ministro Sangiuliano rispetto a quelli che sono stati dedicati a un'inchiesta che ha portato avanti la Procura di Perugia, che racconta di funzionari dello Stato italiano che per anni hanno fatto centinaia di migliaia di accessi illegali alle banche date di questa Nazione, ragionevolmente per ricattare la gente. Penso che dobbiamo riportare le cose alla loro giusta importanza se vogliamo dare una mano alle istituzioni di questa Nazione. Dopodiché, ripeto, il Governo ha fatto quello che doveva fare, per me è molto molto importante che il Governo mantenga la sua autorevolezza e spero che si possa adesso andare avanti e che il nuovo ministro Alessandro Giuli possa continuare bene l'ottimo lavoro che fatto da Gennaro Sangiuliano.

Luciano Fontana: Solo ancora una battuta su quella specie di appello che le ha rivolto Mariarosaria Boccia, quando ha detto che non si può rivendicare la dignità di una donna offesa nei suoi sentimenti a fase alterne. Un appello rivolto a lei.

Presidente Meloni: Allora, guardi, non credo di dover mettermi a battibeccare con questa persona. Posso dire solamente, ma non lo dico sul caso specifico, lo dico per le tante donne che hanno guardato a questa vicenda probabilmente come l'ho guardata io, la mia idea su come una donna debba guadagnarsi il suo spazio nella società è diametralmente opposta da quella di questa persona.

Luciano Fontana: Lei ha ricordato la sua presenza a Cernobbio due anni fa. Io ricordo un punto che aveva nel suo intervento che diceva se l'Ucraina cade e l'Occidente perisce, il grande vincitore di domani sarà non solo la Russia, ma la Cina di Xi Jinping.
È quello che sta accadendo? Rispetto alla questione ucraina, è appena finito un bilaterale con il Presidente Zelensky, qualcosa le avrà chiesto rispetto alla questione di come non possa avverarsi quella profezia?

Presidente Meloni: Guardi, intanto grazie per questa domanda e per come la pone, perché io e lei abbiamo incredibilmente avuto la stessa idea. L'ultima volta che ci siamo visti eravamo in campagna elettorale, io ero ancora all'opposizione. Abbiamo parlato quella volta di molti temi strategici e allora sono andata a rivedere che cosa avevo detto due anni fa, perché per me è sempre importante ricordarlo, soprattutto a me stessa, quanto di quello che avevo detto in quell'occasione poi è stato anche oggetto di quello che è stato il mio lavoro in questi due anni, di quello che ho fatto.
Faccio una piccola digressione ma non si preoccupi che arriva la risposta. Sono stata molto contenta di vedere che le tesi che avevo sostenuto qui due anni fa prima di essere Capo del Governo sono state, punto primo le stesse tesi che sostengo adesso da Presidente del Consiglio, punto secondo anche le cose sulle quali ho lavorato in questi due anni e che, rispetto a quello che era il dibattito due anni fa su molte di queste materie, mi pare che tante cose siano cambiate.
Sostenevo in quel contesto che l'Europa avesse un problema serissimo di autonomia strategica, un problema legato alle catene di approvvigionamento e che dovesse ripensarle. Quando lo sostenevo qualche anno fa, spesso si diceva che ero un'autarchica, oggi se ne discute nei Consigli europei. Sostenevo al tempo che la transizione energetica fosse importante, ma che non andasse fatta con un approccio ideologico, perché altrimenti si rischia di andare dritti verso la de-industrializzazione della Nazione e dell'Europa. Si diceva che era una nemica dell'ambiente e oggi vediamo una Commissione europea che su molte di queste scelte ha dovuto prendere posizioni più pragmatiche.
Dicevo al tempo che andava rivisto il PNRR, lo dissi qui in quella campagna elettorale, perché era stato scritto in un contesto diverso da quello che stavamo affrontando e si disse che avremmo fatto perdere all'Italia i soldi del PNRR, la realtà è andata in maniera diversa mi pare. Noi abbiamo rivisto il PNRR, abbiamo liberato risorse che abbiamo dedicato soprattutto alle imprese di questa Nazione, abbiamo fatto secondo me una cosa utile e non abbiamo perso i soldi del PNRR, anzi ricordo che l'Italia è la prima Nazione per realizzazione del suo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nonostante sia anche quella che ha il Piano più grande.
E quindi lo dico per ricordare a me stessa e un po' a tutti che non bisogna mai avere paura di sostenere le proprie tesi quando si è convinti di quelle tesi e anche quando sembra che tutti vadano da un'altra parte e che le persone che sono più utili sono quelle che hanno anche il coraggio di dire le cose quando si deve andare in controtendenza. E penso che sia particolarmente importante, in un tempo come questo, perché noi viviamo un tempo estremamente difficile, ed è soprattutto nei momenti estremamente difficili che serve la politica. Ma la politica è visione, altrimenti non esiste.
È esattamente il contesto nel quale ci muoviamo, perché anche qui, io ho sempre detto quello che pensavo sulla vicenda dell'Ucraina, non ho mai cambiato idea. Penso che sia stata dimostrata da parte dell'Italia una postura estremamente seria, determinata, chiara, che ci viene riconosciuta da tutti i nostri partner. Penso che sull'Ucraina non dobbiamo mollare e lo dico con estrema chiarezza anche sapendo che chiaramente c'è un'opinione pubblica che è spaventata, preoccupata legittimamente e giustamente dalla guerra.
Io non penso affatto che il destino del conflitto in Ucraina sia così segnato, penso che dobbiamo fare attenzione a non cadere nelle trappole della propaganda russa. Continuo a sentire da mesi e mesi che la guerra in Ucraina è persa, che la Russia sta vincendo la guerra, che non abbiamo speranza. I dati dicono qualcosa di abbastanza diverso. Se facciamo un passo indietro ci ricordiamo che l'invasione dell'Ucraina nasce come blitzkrieg, cioè l'idea di una guerra-lampo da parte della Russia che avrebbe dovuto portare in pochi giorni alla conquista di Kiev. Se lo guardiamo con due anni di distanza e più ci rendiamo conto che oggi quell'obiettivo è lontano anni luce.
Ma vi do un dato, a febbraio 2023 la Russia controllava il 17,3% del territorio ucraino, a febbraio 2024, con un anno di guerra in più, la Russia controllava il 17,5 del territorio ucraino. Non è un'imminente vittoria della Russia, è uno stallo. È lo stallo che noi abbiamo contribuito a creare sostenendo l'Ucraina, perché il conflitto nasceva con una sproporzione enorme tra le due forze in campo ed è ovvio che senza un sostegno che riequilibri quella sproporzione, si ha lì sì una sconfitta, un'invasione, che non è pace, perché per quelli che mi parlano di pace e dicono che noi non dobbiamo inviare armi all'Ucraina perché così creiamo pace, voglio segnalare sommessamente che un'invasione non vuol dire pace, e se c'è stata un'invasione non c'è bisogno di nessun tavolo di trattativa.
Il tavolo di trattativa si crea forse quando c'è uno stallo tra le forze in campo. Quindi noi abbiamo creato quello stallo per costruire la pace, e penso che abbiamo fatto la cosa giusta, penso che abbiamo fatto e che stiamo facendo la cosa giusta sia moralmente, ma attenzione signori, anche nell'interesse nazionale italiano. Ma siamo sicuri che potrebbe convenirci un mondo nel quale saltano le regole internazionali che hanno garantito il sistema multilaterale, e nel quale chi è militarmente più forte invade il suo vicino?
Pallottoliere alla mano, temo che non ci convenga. A noi conviene un mondo nel quale ci sono delle regole, perché questo ci garantisce mercati aperti, ad esempio, e ai nostri prodotti d'eccellenza di competere sui grandi mercati e non penso che ci convenga invece una competizione sul numero dei carri armati che abbiamo.
Quindi la scelta del Governo italiano è stata una scelta di giustizia, é una scelta di giustizia, ed è una scelta di difesa degli interessi nazionali. E credo che lo stesso tema se lo debbano porre, anche altri grandi attori globali. È ovvio che se saltano le regole del diritto internazionale noi otterremo un moltiplicarsi del caos e delle crisi, ma è ovvio anche che con il moltiplicarsi delle crisi noi avremo una naturale frammentazione dello spazio geoeconomico, cioè sulla lunga distanza, globalizzazione economica e messa in discussione delle regole del diritto internazionale non cammineranno insieme. È quello che io ho detto anche ai miei omologhi cinesi, bisogna scegliere, perché le due cose non stanno insieme, è il motivo anche per cui io penso che alla fine Nazioni, attori come Cina e India possano giocare un ruolo e debbano giocare un ruolo per risolvere il conflitto in Ucraina.
L'unica cosa che non si può fare, signori, è pensare che si risolve il conflitto in Ucraina mollando l'Ucraina al suo destino, perché questo non porterà pace, porterà caos, porterà guerre più vicine a casa nostra e porterà molte conseguenze economiche tanto più gravi di quanto oggi costa sostenere l'Ucraina.
Quindi è una scelta prima di tutto di interesse nazionale quella che l'Italia sta facendo ed è una scelta che non cambierà.

Luciano Fontana: Le ha chiesto qualcosa di specifico il Presidente Zelensky rispetto al sostegno che l’Europea può dare e anche l’Italia…

Presidente Meloni: Sicuramente ci sono molte cose sulle quali noi stiamo lavorando a partire, come sapete, dal fatto di ospitare il prossimo anno la Ukraine Recovery Conference per la ricostruzione. Sarà un grande evento e quindi ovviamente, anche grazie al sostegno dell'Unione europea e di tutti i nostri partner, ci stiamo già lavorando, anche se sarà nel 2025. C’è il tema sul quale dobbiamo andare avanti e che è figlio della Presidenza italiana del G7, quello del famoso prestito di 50 miliardi che viene garantito dai proventi degli asset russi immobilizzati, sui quali bisogna andare avanti, ci sono delle determinazioni che dipendono dall'Unione europea e anche qui c'è un buon lavoro, un discreto lavoro da fare.
C’è il tema della conferenza di pace, perché in tutto questo, avete visto che appena dopo il G7 c’è stata una prima edizione di un'iniziativa a favore di un tavolo delle trattative.
Il Presidente Zelensky ha detto in più occasioni che è favorevole all'ipotesi che in una prossima conferenza possano esserci anche gli altri interlocutori, quindi abbiamo discusso di come continuare a lavorare per arrivare a una pace giusta.

Luciano Fontana: Presidente, ci avviamo verso le elezioni americane, tra Harris e Trump, chi vinca vinca, il rischio è che ci dicano, chi più chi meno, “fate da soli” è molto forte. L'Europa è attrezzata per fare da soli in termini di competizione economica e in termini soprattutto di difesa?

Presidente Meloni: Non lo so. Io penso che noi dobbiamo ricordarci sempre perché spesso parliamo di politica estera, secondo me in un modo un po’, come posso dire, infantile per come leggo, le cose sono sempre più complesse di come sembrano, non è mai un gioco di tifoseria, le grandi Nazioni non cambiano il loro sistema di alleanza in base al mutare dei governi, come delle volte pure leggo in alcune ricostruzioni. Voglio dire, io ero un'impresentabile esponente dell'estrema destra, l'amministrazione americana è guidata da un democratico e dall'inizio del mio Governo le esportazioni italiane negli Stati Uniti sono aumentate di 7 miliardi. Perché le grandi Nazioni non modificano i loro sistemi di alleanza. Quindi, intanto, tranquillizzo sul ruolo dell'Italia, sui rapporti tra Italia e Stati Uniti, comunque vada. E secondo me bisogna anche stare tranquilli sul rapporto tra Stati Uniti e Europa, nel senso che sì, nella storia degli Stati Uniti è abbastanza ricorrente un dibattito su una tendenza isolazionista per una Nazione che ha quelle dimensioni geografiche, quella forza economica, è anche normale che ci si chieda se non sia più utile disinteressarsi di quello che accade fuori dai propri confini nazionali, però attenzione anche a quelli che oggi sono gli equilibri globali.
Nel 1990 l'Unione europea con 12 Stati membri valeva il 26,5% del prodotto interno lordo globale. Oggi l'Unione europea con 27 Stati membri vale il 16,1% del prodotto interno lordo globale. Nel 1990 il prodotto interno lordo della Cina era 1,8% del prodotto interno lordo globale, oggi è il 18%. Gli Stati Uniti sono oggi al 26%, attenzione, perché è vero che gli Stati Uniti sono forti, ma è vero anche che in un sistema di alleanze si riesce a essere molto più forti, no? E forse l'errore vero che noi non dobbiamo fare è quello di considerare che quando ci occupiamo di noi stessi ci stiamo anche occupando del grosso di quello che accade nel mondo.
Valeva così nel 1990 perché eravamo il grosso della forza mondiale, oggi non è più così. Oggi quando decidi di muovere, lo devi fare tenendo conto di quello che è il contesto. Quindi io non penso che alla fine questo accadrà ma chiaramente l'Europa non può non tenere in considerazione anche questa ipotesi.
Perché ho risposto non lo so, perché rispetto al passato io vedo che l'Europa prende coscienza di alcune cose che non hanno funzionato e di alcune cose che vanno sistemate, sulle quali bisogna lavorare. Si dota di una strategia di difesa, oggi noi siamo consapevoli del fatto che la tua capacità di difenderti è anche la tua capacità di difendere i tuoi interessi nazionali, cosa facile. Io credo di essere stata uno dei pochi leader al mondo di un partito di opposizione ad aver avuto il coraggio di dire, quando era all’opposizione, che le spese di difesa sono spese che servono per difendere i propri interessi nazionali in modo adeguato.
Questo oggi l'Europa lo capisce, stabilisce che questa è una delle sue priorità, però poi non si dota degli strumenti per perseguire quella strategia. È questo che non funziona. Tutti diciamo che l'Europa ha bisogno di sviluppare e rafforzare la sua industria della difesa, ma quando abbiamo fatto le regole della governance non si è voluto tenere conto adeguatamente degli investimenti che venivano fatti nella difesa.
E la stessa cosa vale per la transizione ecologica, la stessa cosa vale per la transizione digitale. Se hai una strategia, dal mio punto di vista, la devi perseguire. Perché se ti doti di una strategia ma non la persegui, purtroppo in questo contesto rischi di non arrivare a dama.
Dopodiché c'è un problema di competitività. Qui io mi ritrovo molto nella locuzione che è stata utilizzata da una persona che segue molto bene la politica americana che dice “America innovates, China replicates, Europe regulates”. L'America innova, la Cina replica, l'Europa regolamenta. È una fotografia straordinaria del contesto, perché è così.
Cioè l'Europa ha a un certo punto pensato che il suo ruolo principale fosse quello di regolare tutto. Io penso che la soluzione sia regolare meno. Penso che l'Europa in questo scenario è più forte se si occupa meglio delle grandi materie sulle quali gli Stati nazionali non possono competere da soli e si occupa meno delle materie sulle quali gli Stati nazionali hanno una prossimità sulla quale regolando riescono anche a difendere maggiormente le loro specificità.
Se noi continuiamo a pensare di risolvere il problema del nostro sistema produttivo e della nostra competitività aggiungendo regole, temo che rischiamo di non aiutare le nostre imprese.
Quindi sono i temi che chiaramente io pongo, adesso abbiamo visto anche, vedo c'era Enrico Letta qui, ho trovato molti interessanti molti degli elementi che Enrico ha portato nel suo Piano, ascolteremo adesso Mario Draghi anche con le sue valutazioni, penso che dobbiamo essere contenti - al di là del fatto che io sono stato all'opposizione di entrambi - che ci siamo due italiani che vengono chiamati dall'Unione europea a fare le loro valutazioni sulla competitività, il mercato unico, le grandi sfide dell'Europa. È una bella cosa e sono disponibile con tutti coloro che vogliono parlare di cose serie, perché penso che chi è davvero amico dell'Europa in questo tempo difficile non debba stare lì semplicemente a dire che va tutto bene.

Luciano Fontana: a proposito di cose serie, molto serie, c'è sicuramente la questione del ruolo che il nostro commissario avrà in Europa, c'è qualche novità su deleghe, c'è qualche indicazione per chi seguirà poi in Italia la realizzazione del PNRR che è uno dei punti fondamentali rispetto agli investimenti del prossimo anno.

Presidente Meloni: E qui esce fuori il giornalista, Direttore. Allora, vediamo, la settimana prossima dovrebbe arrivare qualche novità, penso che siamo addirittura di arrivo sull'annuncio da parte della Presidenza della Commissione europea.
Voglio ribadire che non ho motivo di credere che all'Italia non venga riconosciuto quello che le spetta, non perché il Governo o Giorgia Meloni sono simpatici o antipatici, ma per la forza che l'Italia ha. Anche qui voglio dire che francamente io trovo il dibattito spesso, come lo leggo, come posso dire, surreale. Penso che bisogna sempre ricordarsi qual è il ruolo dell'Italia. Noi siamo un paese fondatore dell'Unione europea, siamo la terza economia europea, siamo la seconda manifattura europea, siamo la terza Nazione per numero di abitanti, siamo una Nazione forte nell'Unione europea e nessuno vuole che all'Italia non venga riconosciuto quel ruolo.
Dopodiché penso, rispetto al dibattito come l’ho visto, che non sia dignitoso sostenere, come hanno sostenuto alcuni, che poiché Fratelli d'Italia non aveva votato per il rinnovo di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, la Presidente della Commissione europea se lo sarebbe segnato al dito e non avrebbe per questo riconosciuto all'Italia il peso che ha. Se io fossi Ursula von der Leyen di questo mi arrabbierei oggettivamente molto. Fratelli d’Italia non aveva votato Ursula von der Leyen neanche la volta precedente e tra l'altro in questo caso, nel caso di questa volta, non per Ursula von der Leyen con la quale io ho lavorato molto bene, ma perché chiaramente bisogna tenere conto della maggioranza che sostiene. Fratelli Italia non aveva votato Ursula von der Leyen e io ho lavorato con lei molto bene in questi due anni. Non ho ragione di credere che le cose vadano diversamente in futuro. Penso che vieni rispettato molto di più se hai il coraggio di dire quello che pensi lealmente, comportandoti lealmente, piuttosto che se dici sempre che va tutto bene e poi magari alle spalle dici qualcosa di diverso, almeno questa è la cifra di quello che secondo me una politica seria fa.
Vedremo la settimana prossima qual è il meccanismo che funziona di più, ma sono ottimista sul ruolo che avrà l'Italia nella prossima Commissione europea. Approfitto per ringraziare il Commissario Gentiloni che sta per terminare il suo mandato, per il suo lavoro di questi anni.
Per quello che riguarda il PNRR mi fa molto sorridere perché Fitto si è preso ogni genere di improperi in questi anni da parte della opposizione, gli hanno detto più o meno di tutto e oggi gli stessi che lo insultavano ci chiedono di dare continuità al lavoro di Fitto. Insomma, il che racconta un po' bene di come serie siano certe posizioni dell'opposizione, ma credo che Raffaele Fitto vada davvero ringraziato per il lavoro straordinario che ha fatto in questi anni con il PNRR. Noi eravamo abituati a un'Italia che era sempre un po' fanalino di coda, con difficoltà a spendere i fondi europei, oggi essere la prima Nazione nella realizzazione del PNRR è una cosa che sicuramente porta lustro a questa Nazione.
E come il PNRR è stato in buone mani con Raffaele Fitto non dubiti che sarà in buone mani anche nei prossimi anni perché è un progetto strategico sul quale il Governo ha dimostrato di mettere tutta la sua capacità e tutta la sua attenzione, tutto il sistema Paese sta lavorando, sta lavorando bene, arriva adesso la fase più cruciale che è quella della spesa, della messa a terra di queste risorse, anche la fase più bella perché i cittadini vedranno il risultato che può apportare e che porta. Ma penso che tutta l'Italia debba ringraziare Raffaele Fitto per il lavoro che ha fatto e anche per il lavoro che farà, si spera, nei prossimi anni per l'Europa soprattutto, perché poi c'è bisogno di gente capace che abbia visione, che abbia concretezza anche a livello europeo e l'Italia sta cercando di fare la sua parte per garantire queste persone.

Luciano Fontana: Presidente, ci avviamo quasi al termine di questa prima parte, poi abbiamo alcune domande dal pubblico. Però volevo chiedere, adesso ci arriviamo alla stagione autunnale, alla stagione della Manovra, alla stagione del Piano strutturale di bilancio da presentare all'Unione europea. Lei ha già messo le mani avanti, ho dato il quadro dicendo che le risorse sono poche, naturalmente lo sappiamo che non sono tantissime, vanno utilizzate in una maniera seria, poi però arrivano una raffica di richieste che abbiamo visto in questi giorni. Come ci si muove su una questione, piano del rientro del debito e manova economica in cui ci sono tante scelte da fare. Può indicarci cosa ci sarà sicuramente e cosa sicuramente non ci sarà.

Presidente Meloni: Piuttosto le dico il prossimo ministro del PNRR. Allora, Direttore, chiaramente la situazione economica non è facile, lo sappiamo tutti, le risorse a disposizione non sono molte, penso che però faccia molto la differenza come quelle risorse vengono utilizzate. Voglio dire che forse la cosa che mi rende più fiera di questi due anni di lavoro sono i risultati economici di questa Nazione in un contesto impossibile, forse un contesto nel quale chiaramente l'Italia è sempre stata considerata un po' l’anello debole, si riteneva che sarebbe stata la prima a perire e invece vediamo l’Italia risalire molte classifiche.
Il prodotto interno lordo cresce più della media europea, cresce più di quello di altre grandi Nazioni dell'Europa occidentale. I dati sull'occupazione sono molto importanti, poco raccontati. Noi abbiamo il numero di occupati più alto della storia d'Italia da quando Garibaldi l'ha unificata, abbiamo il tasso di disoccupazione più basso dal 2008, abbiamo il tasso di occupazione femminile più alto di sempre, aumento dei contratti stabili, diminuzione del precariato. Siamo, nel 2023, la quarta Nazione esportatrice al mondo, altra cosa che non era mai accaduta. Grazie al Governo? No. Grazie al tessuto produttivo di questa Nazione, grazie alle imprese, grazie ai loro lavoratori, grazie alla capacità dei nostri imprenditori di resistere delle volte anche contro, le istituzioni, di innovare, di competere, grazie all'eccellenza dei nostri prodotti, grazie insomma al tessuto produttivo.
Come il Governo ha tentato di dare una mano? Garantendo un'Italia autorevole, centrale nelle dinamiche internazionali, a volte mi chiedono ma perché lavori così tanto nella politica estera? La politica estera è politica interna. Più si è credibile a livello internazionale e più si riesce ad aprire spazi per il proprio mondo produttivo, per i propri prodotti e i dati sulle esportazioni lo dimostrano.
Autorevolezza, centralità a livello internazionale, stabilità del Governo. Guardate, in 75 anni di storia repubblicana noi abbiamo avuto 68 governi. Attualmente io guido il nono Governo più longevo della storia d'Italia. Se arrivo a Natale, sarò il sesto. Cioè, è una classifica facilissima. È una classifica facilissima da risalire, però al di là della battuta.
Luciano Fontana: E a Pasqua?
Presidente Meloni: E a Pasqua devo ancora fare i conti perché sono scaramantica. Non lo so, vediamo. Però poi adesso, quando supero il Natale mi studio la Pasqua, una cosa per volta Direttore.
Però al di là della cosa che fa sorridere, vi siete chiesti quanto l'abbiamo pagato? Vi siete chiesti quanto abbiamo pagato in termini di capacità di stringere relazioni internazionali strategiche e quindi industriali con i nostri partner? Vi siete mai chiesti quanto lo abbiamo pagato in termini di capacità di mettere le risorse sugli investimenti e non usare sempre la spesa per fare cassa immediatamente sul piano elettorale? Quanto l'abbiamo pagato il fatto di non avere una strategia? Perché non hai bisogno di avere una strategia se il tuo orizzonte è quello di un anno e mezzo. Devi portare a casa i risultati, l'abbiamo visto. Infatti noi abbiamo il debito pubblico che abbiamo, ma gli investimenti non li abbiamo fatti. La stabilità è una chiave di volta.
Questo mi porta al tema delle riforme, ma non ci entro perché so che non c'è tempo, no? Però perché io ho detto che secondo me un sistema che garantisce questa stabilità è la madre di tutte le riforme, la chiave di volta, non sul piano istituzionale, sul piano economico.
Qual è il ruolo dell'Italia nel mondo? Qual è la strategia che noi dobbiamo perseguire? Secondo me, per esempio, non competiamo sulla quantità del prodotto, competiamo sulla qualità del prodotto. Siamo in mezzo al mar Mediterraneo, noi siamo una piattaforma nel Mediterraneo. Vogliamo dire che l'Italia davvero ha avuto il ruolo che lei compete nel Mediterraneo negli ultimi anni? Non ha avuto il ruolo che lei compete nel Mediterraneo, stiamo cercando di ricostruirlo, in rapporto con l'Africa, tutto quello che voi conoscete del lavoro che sta facendo questo Governo.
Cioè fare scelte e, come dicevo prima, dell'Unione europea, perseguire con gli strumenti.
Che cosa abbiamo fatto noi? Dare una autorevolezza, una stabilità, una visione, e politiche di bilancio serie. Ci sono pochi soldi? Non si possono buttare, è abbastanza facile. Quali sono le priorità che danno il moltiplicatore maggiore? Per me erano imprese che assumono, salari, difesa del potere d'acquisto delle famiglie e salute dei cittadini. E la natalità, perché in tutto questo abbiamo un altro problema, signori, che dobbiamo affrontare.
Il nostro sistema di welfare con questi dati demografici non reggerà. La popolazione continua a invecchiare, nascono sempre meno figli, avremo sempre più persone da mantenere, sempre meno persone che lavorano per mantenerle. Non se ne esce se noi non favoriamo anche qui delle politiche diverse. Noi abbiamo messo le risorse su questo. Poche, ma su questo. Ha funzionato? Pare che un po' funzioni e quindi io penso che banalmente vada seguito questa strategia.
Che cosa c'è nella Legge di bilancio? Le dico che cosa non c'è. Non ci sono molte delle cose che ho letto, tipo voler abolire l'assegno unico - e mi interrogo anche sul fatto che delle cose che non sono mai state neanche immaginate diventino notizia da prima pagina su alcuni quotidiani, ma tant’è - assolutamente no, perché anzi, questo è un Governo che proprio per quello che le dicevo sulla natalità, sull’ assegno unico ha messo altri 3 miliardi. Poi va difeso dalle procedure di infrazione della Commissione europea ma è uno strumento fondamentale come tutto quello che aiuta le madri lavoratrici soprattutto, ma le famiglie.
Qui c'è la volontà di continuare di confermare quello che abbiamo fatto, di continuare, di vedere che cos'altro si può fare però sempre con la serietà di mantenere una politica di bilancio che racconti che la stagione dei bonus, dei soldi buttati dalla finestra, delle risorse messe su cose che non danno alcun moltiplicatore, che non producono alcun risultato, è finita. Ci sono pochi soldi e a maggior ragione non si possono sperperare. Questa è la mia politica di bilancio, è la politica di bilancio della maggioranza. Perché al di là delle rivendicazioni che sono legittime, che tutti abbiamo fatto e che tutti facciamo sempre, poi penso che siamo stati il Governo che nelle sue due Leggi di bilancio le ha approvate nel minore tempo che si era visto e quindi sì, è legittimo. Faremo mille proiezioni da qui a quando presentiamo la Legge di bilancio. Io stessa chiedo ogni giorno al Ministro Giorgetti mi studi questa cosa? Perché le cose serie si fanno così, prima le studi, vedi che cosa producono e poi decidi quali sono le priorità. Lo stanno facendo tutti i partiti della maggioranza, il dibattito ci sarà, ma non ho dubbi sul fatto che non continueremo quello che abbiamo fatto in questi due anni perché i risultati arrivano.

Luciano Fontana: Grazie Presidente, adesso prendo due domande dai partecipanti a questo incontro. Emma Marcegaglia.

Emma Marcegaglia: grazie Presidente. Volevo dire che, come sapremo, in questi giorni abbiamo molto discorso di scenari globali e quello che abbiamo davanti è un po' un scenario di luci e di ombre, da una parte gli Stati Uniti che sembrava fossero in recessione, e che invece dovrebbe essere in un soft landing, la Cina che ha una sorta di crescita inceppata, l'Europa che vivacchia con un +0,8% con un problema molto serio della Germania, come sappiamo, che ha crescita zero, abbiamo visto l'ultimo dato di produzione industriale, -5% di crescita. L'Italia, come lei diceva, fino ad oggi è andata meglio, è chiaro che oggi risente questo andamento, risente soprattutto della Germania e quindi per alcuni settori, in particolare auto, acciaio, macchinari, è in rallentamento.
Tre cose volevo dire, in particolare faccio la domanda su una, io penso che ci siano tre priorità fondamentali per i prossimi mesi, il primo, lei l'hai già detto, è quello di una revisione seria e pragmatica a livello europeo del Green Deal, ne abbiamo parlato molte volte, noi siamo per la decarbonizzazione ma non come è stata portata avanti adesso, e in più un'integrazione del futuro europeo sulla base di quanto dice Enrico Letta… [in parte inaudibile].
Il secondo tema è un tema che riguarda il costo dell’energia, questo è un tema che conosce molto bene, c'è un tema di costo di energia maggiore in Europa rispetto agli Stati Uniti, ma c'è un costo di energia italiano, molto maggiore della Francia e della Spagna e il terzo, vengo alla domanda, c'è un tema che riguarda gli investimenti. Gli investimenti sono deboli, c'è un gap di crescita che è dovuto probabilmente anche a un livello di innovazione, di digitalizzazione più basso e quindi io sono molto convinta che Industria 5.0 è una buona legge, così come come è stato Industria 4.0 che ha portato il sistema industriale italiano ad essere più automatizzato, più forte. Ci sono 6 miliardi di euro da spendere, è interessante, sul digitale, sulla transizione energetica, sul risparmio energetico. Chiedo due cose su questo. Il primo è che dal nostro punto di vista è interessante la legge (Industria 5.0), ma l'accesso è un po' burocratico, un po' macchinoso, ci sono varie richieste da fare quindi questo potrebbe un po' penalizzare soprattutto le piccole imprese. Secondo, visto che è partito con un po’ di mesi di ritardo, è partito ad agosto invece che a gennaio, la data di fine lavoro del 2025 rischia di essere penalizzante: oggi se tu ordini un impianto probabilmente ti arriva già oltre la  fine del 2015. Quindi se è possibile avere una proroga su questo tema.
Però Industria 5.0 secondo me può essere un tema che in questo momento di debolezza può aiutare a sostenere gli investimenti delle imprese italiane.

Presidente Meloni: Dunque grazie. Intanto come lei sa sono diciamo d'accordo sulle priorità, sia sul tema del Green Deal, sia sul tema della difficoltà del costo energetico per l'Europa, per l'Italia, penso che anche da questo punto di vista la strategia che stiamo cercando di mettere in campo, di fare dell'Italia una sorta di hub di approvvigionamento energetico d'Europa, lavorando anche nel legame con l'Africa, cercando di lavorare di più sulle infrastrutture di connessione, serva anche a dare questo genere di risposte.
Industria 5.0, grazie per averlo ricordato, forse è una delle cose fatte da questo Governo alle quali non sono riuscito a dare l'adeguata visibilità, però come lei ricordava correttamente parliamo di 6,3 miliardi di euro che sono a disposizione delle imprese, particolarmente proprio per efficientare sul piano energetico e digitale il loro lavoro, si aggiunge a Industria 4.0 sul quale il Governo con la Legge bilancio del 2024 aveva investito ulteriori 6,4 miliardi di euro.
Quindi parliamo di 12 miliardi che sono stati destinati all'innovazione delle nostre imprese, non sarebbe stato possibile se non avessimo fatto la famosa revisione del PNRR di cui parlavo prima. Come voi sapete, Industria 5.0 riconosce un credito d'imposta a questi progetti di innovazione, il valore del credito d'imposta sale quanto più si ottiene con quegli investimenti sul piano della riduzione energetica. Per fare alcuni esempi, un investimento da 2,5 milioni di euro che portasse a una diminuzione dei costi energetici del 10% avrebbe un credito d'imposta anche riconosciuto anche del 45%, quindi insomma io credo che possa essere uno strumento molto utile e, oltre agli investimenti, rientrano nelle spese che sono agevolabili anche i costi per la formazione personale. E questo aiuta la grande industria, ma aiuta soprattutto la piccola e media impresa, le micro imprese, anche a stare al passo con i tempi nella transizione energetica.
È una misura automatica, quindi non è soggetta ai tempi di istruttoria del valutatore e io ritenevo che questo potesse essere già un segnale importante dal punto di vista burocratico, ma se ci sono delle cose che si possono migliorare sono assolutamente e totalmente a disposizione, così come per valutare i termini di eventuali proroghe, perché secondo me le misure si mettono in campo, si valuta come funzionano, e poi si decide come muovere. Penso che bisogna anche avere il coraggio delle volte di dire ho immaginato questa misura non ha funzionato.
Quando io ho voluto dimezzare la tassazione sui prodotti per la prima infanzia e dopo un anno mi sono accorta che il costo al consumatore del prodotto per la prima infanzia non era diminuito, ho ritirato la misura. Perché i soldi non si buttano e non si regalano, come dicevano prima. Quindi più la misura funzionerà bene, più chiaramente noi avremo interesse a mandarla avanti.
Grazie per questo bel confronto, grazie per quello che fate, grazie per il vostro lavoro. Saluto i tanti amici che vedo in sala, saluto ancora una volta Valerio De Molli, che mi ha già invitato per il prossimo anno, qui ormai ci si prenota un anno prima. Grazie a lei Direttore per il suo lavoro e buona giornata a tutti.