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Intervento del Presidente Meloni a “L’Italia delle Regioni”

Monday, 5 December 2022

Buongiorno a tutti. 

Grazie alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, al suo Presidente Massimiliano Fedriga, del quale ho molto apprezzato l'intervento, per avere ideato e organizzato questa iniziativa e per le parole che ha appena pronunciato - ho condiviso davvero molta parte di quello che ho ascoltato.
Voglio ringraziare il Presidente della Regione Lombardia Fontana che ospita l'evento e un saluto ai Ministri, ai Presidenti di Regione, ai Sindaci e agli amministratori regionali e locali, ai rappresentanti istituzionali che interverranno nel corso di questa due giorni.

Avrei voluto partecipare in presenza, purtroppo, come anche i Ministri ricorderanno, diventa un po' difficile per un governo che si è appena insediato e che deve affrontare molte scadenze. Ci ho tenuto in ogni caso ad essere presente. Ho accettato l'invito del Presidente Fedriga di partecipare a questa prima edizione del Festival delle Regioni e delle Province autonome perché questo Governo, come mi è capitato già di dire in altre occasioni, crede fortemente nella collaborazione tra Stato, Regioni, Province autonome ed enti locali, vogliamo investire fortemente nella sinergia tra tutti i livelli nei quali si articola la nostra Repubblica: credo che, in questo tempo, nessuno di noi possa pensare di affrontare da solo le enormi sfide che abbiamo di fronte. 

La collaborazione con tutti i livelli istituzionali è qualcosa a cui questo Governo tiene particolarmente: so che in sala sono presenti il ministro degli Affari regionali Calderoli, il Ministro Fitto, il Ministro Musumeci, li saluto e li ringrazio per quello che stanno facendo e per come, nei lavori di questa manifestazione, racconteranno l’impegno che sta portando avanti il Governo. 

L’Italia è un mosaico di territori dalle potenzialità straordinarie. Ogni territorio può contare su energie e risorse che meritano di essere conosciute, valorizzate e messe in rete. Noi dobbiamo essere consapevoli di questo patrimonio per rafforzare e valorizzare il sentimento di appartenenza nazionale. È un legame identitario, culturale, economico e sociale che è nostro compito rafforzare nella attività quotidiana che svolgiamo, declinandolo nelle politiche e nelle scelte che siamo chiamati a fare ogni giorno e che investono temi e problemi molto concreti, a partire da quelli che questo evento ha deciso di affrontare: le infrastrutture, la sicurezza, la transizione ecologica, l’approvvigionamento energetico, l’innovazione digitale, le politiche sociali e di welfare, il sostegno alla famiglia e alla natalità. Temi che incarnano sfide decisive per il futuro di questa Nazione e che noi possiamo affrontare solamente se sappiamo mettere in campo le giuste sinergie tra Stato, Regioni, Province autonome ed enti locali. 

La pandemia prima e la guerra in Ucraina poi ci hanno obiettivamente proiettato in un mondo che è completamente nuovo, in un contesto geopolitico ed economico nel quale, a tutti i livelli, noi non possiamo rinunciare alla coesione e all’unità. E non possiamo rinunciare, dal mio punto di vista, a una visione di lungo periodo, perché le criticità strutturali con le quali noi ci stiamo confrontando, a ben guardare, sono soprattutto figlie delle politiche poco lungimiranti del passato. Pensate al tema dell’energia: sull’energia l’Unione europea e i diversi Stati Membri, compresa l’Italia, in passato hanno preferito aumentare via via il loro livello di dipendenza da altre nazioni invece di implementare misure che rafforzassero la produzione, l’indipendenza, la sicurezza energetica nazionale. Oggi noi paghiamo quelle scelte. E quello sull’energia è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare. Penso che sia nostra responsabilità fare quello che possiamo per rimediare, almeno lavorando a soluzioni comuni e strutturali, perché alla miopia del passato è bene che non aggiungiamo anche l’egoismo del presente. 
Il Next Generation EU ha rappresentato una prima risposta a livello europeo, ma oggi è evidente a tutti che non è più sufficiente. Non è più sufficiente perché era un piano immaginato per contrastare le conseguenze della pandemia: non poteva ovviamente tenere in considerazione dell’impatto che la guerra in Ucraina, che è stata successiva a quel programma, avrebbe avuto sul nostro tessuto economico, produttivo e sociale. Bisogna fare di più a livello europeo, partendo proprio dal tema del caro energia, bisogna rafforzare allo stesso tempo la coesione e la solidarietà a livello nazionale.

E allora è importante, fondamentale, un confronto costruttivo tra tutti gli attori istituzionali coinvolti per immaginare e costruire una strategia per il futuro. E per pensare quel futuro, noi non possiamo non partire dall’analisi del passato. 

Permettetemi, da questo punto di vista, un riferimento veloce ad alcune “storture” su cui oggi si basa il rapporto tra Stato-Regioni. Mi riferisco, in particolare, alla riforma del titolo V della Costituzione del 2001 che, su molte materie, invece di semplificare e rendere chiare responsabilità e funzioni, ha aumentato la conflittualità - con tutto quello che la conflittualità comporta in termini di lungaggine anche in termini di efficienza - continua tra poteri dello Stato e i ricorsi continui davanti alla Corte costituzionale. Un contenzioso che, leggevo i dati, è notevolmente cresciuto negli ultimi anni, ovviamente anche a causa dei problemi legati alla gestione della pandemia, penso ad esempio al tema della riapertura delle scuole, la questione delle attività commerciali. 

Io penso che, prima di fughe in avanti, occorra un confronto su competenze e funzioni chiari, da fare insieme e senza pregiudizi. Il Governo vuole lavorare a un nuovo modello di collaborazione, a partire dal coordinamento tra politiche statali e regionali, sfruttando tutte le opportunità offerte dalle risorse del PNRR. Ora, io ho ascoltato le parole di Massimiliano Fedriga e ricordo le critiche mosse da molti Presidenti di Regione al tempo, sul mancato coinvolgimento delle Regioni nella redazione del Piano. Così come ricordo le critiche che per io stessa per prima, in un’altra veste, ho mosso in Parlamento nella precedente legislatura sulla stessa materia e anche sul coinvolgimento mancato, al tempo, di un Parlamento che si ritrovava a votare un testo appena consegnato, senza avere il tempo di approfondirlo. 

Il PNRR è un’eredità importante, però è un’eredità importante se quelle opportunità non vanno perse. Ed è per questa ragione che il Governo, a pochi giorni dal suo insediamento, ha deciso di riattivare la Cabina di regia PNRR per monitorare lo stato di attuazione degli obiettivi e per individuare le soluzioni migliori per superare le criticità, in modo rapido ed efficace e coeso, coinvolgendo tutti gli attori in campo.

Abbiamo ritenuto necessario coinvolgere tutti i livelli di Governo e le parti sociali per stabilire quella collaborazione indispensabile per raggiungere tutti i traguardi prefissati. Su questo ci sarà modo di lavorare nelle prossime settimane sia perché alcuni grandi obiettivi del PNRR non possono essere realizzati se non attraverso un coinvolgimento significativo delle Regioni (dall’energia alla sanità, per fare alcuni esempi) sia perché sarà fondamentale che le risorse e gli obiettivi del PNRR non corrano su un binario indipendente, unico, ma siano collegati e complementari con gli interventi e le risorse previste dalle altre politiche nazionali, penso soprattutto alla programmazione ordinaria della politica di coesione. 

Anche qui, nei diversi periodi di programmazione, abbiamo visto Regioni che hanno saputo implementare bene gli investimenti previsti e altre che non hanno centrato questo obiettivo, aumentando di fatto il divario tra le regioni più ricche e quelle più povere. Un dato che è stato sottolineato dalla stessa Commissione Europea. Alla base di questo problema c’è sicuramente una differenza di capacità amministrativa tra le diverse regioni, e credo che anche su questo sia necessario lavorare, favorendo lo scambio delle pratiche migliori tra i diversi territori e mettendo in campo una strategia condivisa e coordinata di medio e lungo termine. 

Sono tanti i temi al centro di questa due giorni. Su molti questo Governo, pur se in carica da poco più di un mese, è intervenuto mettendo in campo una legge di bilancio che garantisce la tenuta delle finanze pubbliche e contemporaneamente offre risposte alle emergenze immediate, tutelando imprese e famiglie e permettendo ai diversi attori istituzionali di portare avanti attività e investimenti. Mi riferisco, ad esempio, agli otto miliardi di euro per far fronte al caro materie prime per le opere indifferibili, avremmo voluto fare di più e anche meglio, chiaramente quando ti confronti con una situazione come quella difronte alla quale ci troviamo noi con 30 miliardi di euro liberati in appena un mese che vanno destinati a mettere in sicurezza il nostro sistema produttivo e le famiglie difronte al caro energia e abbiamo il problema del caro materie prime, bisogna lavorare per priorità. 

Il potenziamento del sistema sanitario rappresenta, per me e per il Governo, un tema prioritario, a partire dalla necessità di favorire una sanità più vicina ai territori. Su questo è fondamentale anche un utilizzo più corretto ed efficiente delle risorse del Fondo sanitario nazionale il cui incremento, per le finalità legate alla necessità di affrontare l’emergenza Covid, ha oggettivamente i connotati dell’assoluta straordinarietà. 

È sicuramente positivo l’accordo raggiunto venerdì scorso in Conferenza delle Regioni sulla ripartizione del Fondo sanitario nazionale per il 2022 e sull'introduzione omogenea, dal 2023, di nuovi criteri per cercare di garantire il massimo equilibrio nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Su questo dovremmo lavorare tutti insieme, nei prossimi mesi, per apportare delle modifiche incisive al sistema attuale. Dobbiamo avere come obiettivo la sostenibilità del sistema, ben sapendo che ci muoviamo in un contesto complesso, caratterizzato da una serie di elementi che conoscete meglio di me: il progressivo aumento della vita media e la forte riduzione della popolazione attiva; la diffusione di patologie correlate all’invecchiamento ed altamente costose; l’aumento dell’incidenza di malattie croniche invalidanti; la diffusione di tecnologie mediche sempre più avanzate e sempre più costose; così come molto costosi sono i farmaci innovativi. E’ una situazione complessa che bisogna gestire con attenzione e con capacità di coesione.

Altrettanto fondamentale sarà trovare degli strumenti per realizzare gli interventi di edilizia sanitaria e gli investimenti dal punto di vista tecnologico: su questo è inutile dire che molte Regioni, per una serie di motivi, hanno difficoltà nel portare a termine le opere e gli investimenti iniziati. E che, anche sugli interventi previsti nel PNRR, dovremmo valutare le priorità perché il costo delle materie prime mette a serio rischio la realizzazione di questi interventi. Senza dimenticare la necessità di riorganizzare e investire sulla medicina di base e territoriale. 

Strettamente correlato al tema della sanità, anche in considerazione del divario esistente tra i diversi territori italiani, è il tema dell’autonomia differenziata. Il Governo vuole favorirne l’attuazione, in tempi rapidi e in un quadro più ampio di riforme a nostro avviso tutte fondamentali per rafforzare e ammodernare l’attuale assetto istituzionale dello Stato. L’obiettivo è una maggiore responsabilizzazione per tutti: regioni, enti locali e stato. Ma l’autonomia differenziata non sarà mai un pretesto per lasciare indietro alcune parti del territorio italiano. Lavoreremo per una sua attuazione virtuosa, per una completa definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e un corretto funzionamento del fondo di perequazione, per assicurare coesione e unità nazionale. La maggiore autonomia che ciascuna Regione potrà chiedere nell’ambito delle materie previste dalla Costituzione è finalizzata a realizzare le riforme e le infrastrutture necessarie per migliorare l'efficienza e la qualità dei loro servizi, non a creare disparità tra i cittadini. 

L’auspicio del Governo è che l’autonomia differenziata possa costituire per i territori una sfida, un giusto stimolo per colmare i divari infrastrutturali, sanitari, economici e sociali esistenti non solo tra le Regioni, ma anche tra le diverse aree all’interno degli stessi territori regionali. Penso agli squilibri esistenti tra le aree metropolitane e le aree interne. 

Il Governo, e vado verso la conclusione, è impegnato su questo e su molti altri fronti. Alcuni di questi saranno al centro dei vostri tavoli tematici e considerate fin da subito il governo più che disponibile a ricevere questi contributi e le conclusioni di questo lavoro, con rispetto e con l’attenzione che si deve alla collaborazione di livelli istituzionali importanti. Voglio pensare a questo appuntamento come all’avvio di un nuovo percorso di collaborazione tra Stato, Regioni e Province autonome.

Vogliamo lavorare in questa direzione e faremo in modo che già nelle prossime settimane possano essere convocati degli incontri di confronto e collaborazione tra il Governo e le regioni, con il Presidente Fedriga ma anche con tutti voi sui diversi temi, seguendo il modello della Cabina di regia avviato per il PNRR. Con questo obiettivo vi ringrazio e vi saluto, e rinnovo questo impegno con la promessa di organizzare presto un incontro tematico a Palazzo Chigi, che finora è stato procrastinato soltanto per i numerosi impegni internazionali che hanno caratterizzato questi primi 40 giorni dell’attività di Governo ma è una priorità anche questo appuntamento. 
Con questo impegno vi ringrazio e auguro a tutti buon lavoro.

05 December 2022

Il Presidente Meloni incontra il Re Abdullah II di Giordania

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato a Palazzo Chigi S.M. il Re Abdullah II di Giordania.

05 December 2022

Il Presidente Meloni incontra il Re Abdullah II di Giordania

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto oggi a Palazzo Chigi un incontro molto cordiale con Sua Maestà Abdallah II Ibn Al Hussein, Re di Giordania. Nel corso del pranzo, a cui hanno preso parte anche il Vice Presidente e Ministro degli Esteri Antonio Tajani e il Ministro della Difesa Guido Crosetto, sono stati approfonditi i temi dell’agenda bilaterale con particolare riferimento alla collaborazione nei settori della sicurezza e della difesa.

05 December 2022

Il Presidente Meloni interviene a “L’Italia delle Regioni”

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento in videocollegamento a  “L’Italia delle Regioni”, il primo Festival promosso dalle Regioni e dalle Province Autonome per valorizzare la ricchezza dei territori italiani che si svolge a Palazzo Lombardia a Milano.

05 December 2022

Il Presidente Meloni interviene a “L’Italia delle Regioni”

Il Presidente Meloni ha tenuto un intervento in videocollegamento a  “L’Italia delle Regioni”, il primo Festival promosso dalle Regioni e dalle Province Autonome per valorizzare la ricchezza dei territori italiani che si svolge a Palazzo Lombardia a Milano.

03 December 2022

Il Presidente Meloni incontra il Presidente della Repubblica del Niger, Mohamed Bazoum

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato questo pomeriggio, a margine della Conferenza Med Dialogues, il Presidente della Repubblica del Niger, Mohamed Bazoum.
Al centro del lungo e cordiale colloquio la perdurante situazione di instabilità del Sahel e il ruolo centrale del Niger nel contrasto alla minaccia terroristica e nella gestione dei flussi migratori irregolari verso la rotta del Mediterraneo centrale. 

03 December 2022

Il Presidente Meloni al Rome MED 2022

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento alla sessione conclusiva dell’ottava edizione dei “Dialoghi Mediterranei di Roma”. In seguito, i colloqui bilaterali con il Presidente della Repubblica del Niger, Mohamed Bazoum, e con il Ministro degli Affari Esteri della Libia, Najla El Mangoush.

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Intervento del Presidente Meloni ai Dialoghi sul Mediterraneo di Roma

Saturday, 3 December 2022

Desidero innanzitutto ringraziare i Ministri, le autorità, i numerosi ospiti internazionali che sono qui convenuti. Voglio ringraziare ovviamente il Ministro Tajani, il Vice Ministro Cirielli, l’Ambasciatore Massolo per la loro ospitalità per questo evento al quale non avrei potuto far mancare la mia presenza. E cercherò di spiegare il perché non posso non partire senza congratularmi con la Farnesina e con l’ISPI per i temi scelti per questa edizione dei Dialoghi sul Mediterraneo di Roma. 
Siamo all’ottava edizione di questo evento, una continuità che dimostra quanto per l’Italia sia importante il dialogo e una riflessione che – come dimostra anche il filo conduttore di questa edizione – pone sempre al centro fondamentalmente tre concetti: interdipendenza, resilienza, cooperazione. 
Parto dalle parole del Ministro Tajani: l’Italia è fortemente impegnata con questo governo a rafforzare il suo ruolo nel Mediterraneo. 
Siamo consapevoli, in sostanza, di come solo creando uno spazio di stabilità e prosperità condivisa potremo attraversare in modo efficace le sfide epocali che stiamo vivendo, dalla sicurezza alimentare alla salute, passando per i cambiamenti climatici.
L’Italia si è da sempre fatta promotrice di un approccio inclusivo e costruttivo di fronte a queste sfide: abbiamo per questo accolto con favore l'adozione da parte dell’Unione europea della “Nuova Agenda per il Mediterraneo” che, abbinata ad adeguati impegni finanziari, può dal nostro punto di vista rilanciare il partenariato, stimolando una ripresa più giusta, più sostenibile, più attenta ai bisogni delle persone. 
Dobbiamo dirci che, se vogliamo, l’Italia è stata un precursore di questa strategia, come dimostra molto bene questa conferenza, che non è un evento episodico, ma un tassello centrale di una strategia molto più complessa, di un mosaico dell’azione italiana per la promozione di un’agenda positiva nel Mediterraneo allargato. 
 
I Dialoghi sul Mediterraneo di Roma vogliono contribuire a rafforzare i meccanismi di cooperazione regionale e mobilitare l’impegno dei nostri partner verso un’area che è centrale, non solo per gli interessi dell’Italia, ma degli interessi strategici comuni. Dialogare sulle sfide del Mediterraneo è ovviamente un’occasione di confronto preziosa e irrinunciabile. Poterlo fare qui a Roma, nel cuore del bacino dove Europa, Africa e Asia si incontrano, per noi è un motivo di orgoglio ma, al contempo, la presa in carico di una grande responsabilità. Questa è la ragione per la quale ci tenevo a essere presente a questa edizione. 
 
Siamo consapevoli che una solida “geopolitica del dialogo” possa costruire e consolidare nell’area solamente muovendo dalla consapevolezza delle nostre identità culturali, delle nostre identità valoriali, dalla constatazione che la nostra prosperità non è possibile senza quella dei nostri vicini. 
Per questo, all’atto dell’insediamento del nuovo Governo, ho parlato della necessità che l’Italia si faccia promotrice di un ‘piano Mattei’ per l’Africa, cioè di un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, che abbia un approccio che prendendo esempio da un grande italiano come Enrico Mattei, non abbia una postura predatoria nei confronti delle nazioni africane, ma collaborativa, rispettoso dei reciproci interessi come è stato detto, fondata su uno sviluppo che sappia valorizzare le identità e le potenzialità di ciascuno.
Ho apprezzato moltissimo le parole dell’ambasciatore Massolo che parlava delle Nazioni come “soggetto e non oggetto della cooperazione”. Sono assolutamente d’accordo. E questo è un approccio che l’Italia può vantare, e deve favorire da parte di tutti gli altri attori su cui noi possiamo rappresentare una Nazione guida. È un po’ il ruolo che a questo governo piacerebbe dare alla nostra Nazione. 
Un approccio di questo tipo consente, a nostro avviso, anche di contrastare più efficacemente il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. I dialoghi di questi giorni hanno sottolineato sì molte criticità, ma anche opportunità sorprendenti. In qualche modo con le crisi il destino ci sfida, certo, ma nel farlo ci mette anche alla prova, mette alla prova il nostro ingegno, la nostra capacità di reazione. È qualcosa che ce lo ha insegnato proprio Enrico Mattei, che diceva “l’ingegno è vedere possibilità dove gli altri non ne vedono”.
 
Così, se per esempio il cambiamento climatico è causa di desertificazione – e dunque di ulteriore impoverimento e destabilizzazione – dall’altro lato esistono per paradosso opportunità offerte da territori sempre più desertici, che sono anche ricchi di acqua e quindi necessitano di tecnologie  che consentono di sfruttare quell’acqua, come ha sottolineato molto bene il Presidente del Niger. Ecco, noi dobbiamo essere, tutti insieme, pronti a raccogliere queste sfide. A capire come più la sfida diventa difficile, più il nostro approccio dovrà pretendere di alzare il livello. È per questo che servono confronti di questo genere. 
Le sfide sono molte. Una delle principali affrontate anche dai Dialoghi sul Mediterraneo è quella delle migrazioni: che è un fenomeno strutturale e globale, le cui dinamiche nel Mediterraneo hanno spesso origine in luoghi più distanti, a partire dal Sahel, dove, non a caso, la presenza e la collaborazione diplomatica e militare con nostri partner sono aumentati in modo significativa.
 
Voglio ringraziare i Presidenti della Repubblica di Mauritania e del Niger che hanno arricchito con la loro partecipazione il dibattito di questi giorni. Il Mediterraneo ha bisogno di essere percepito prevalentemente come comunità di destino, un punto d’incontro tra identità nazionali, e non, come troppo spesso accade, un luogo di morte causata da trafficanti di vite umane.
 E quindi ci vuole più Europa, ci vuole più Europa sul “fronte Sud”, come l’Italia rivendica da tempo e come ha rivendicato particolarmente negli ultimi tempi. Perché da soli non possiamo gestire un flusso che ha assunto oramai dimensioni ingestibili. Occorre che l’Europa realizzi con urgenza un quadro di collaborazione multilaterale basato su flussi legali e su un’incisiva azione di prevenzione di contrasto di flussi irregolari, che deve prevedere anche un tassello indispensabile che è quello della europeizzazione della gestione dei rimpatri. Con oltre 94 mila arrivi dall’inizio di quest’anno, l'Italia - insieme ad altri Paesi di primo ingresso - sta sostenendo l'onere maggiore nella protezione delle frontiere europee di fronte al traffico di esseri umani nel Mediterraneo.
 
Di recente, per la prima volta, la rotta del Mediterraneo centrale è stata considerata prioritaria in un documento della Commissione europea. Io considero questa una vittoria. Non era mai accaduto e probabilmente non sarebbe accaduto se l'Italia non avesse posto due questioni: il rispetto della legalità internazionale e la necessità di affrontare il fenomeno delle migrazioni a livello strutturale.
Di fronte a un fenomeno di tale portata che stiamo vivendo, che coinvolge sia i Paesi d’origine e transito che i Paesi di destinazione, è necessario un serio e concreto impegno da parte di tutti. Un impegno comune. Gli Stati dell’Unione Europea da una parte, e gli stati della sponda Sud del Mediterraneo dall’altra. Per questo noi chiediamo che l’UE rilanci una effettiva attuazione degli impegni presi da troppo tempo attraverso una cooperazione migratoria con i nostri partner dell’Africa e del Mediterraneo, che devono essere maggiormente coinvolti nella prevenzione e nel contrasto al traffico di esseri umani.
Noi stiamo assistendo alla definizione di nuovi scenari conflittuali, di nuovi schemi di alleanze. Come governo italiano, siamo impegnati a promuovere un dialogo attivo con tutti i Paesi del Mediterraneo allargato, in modo franco ma articolato sia sul piano bilaterale che a livello di Unione Europea e di NATO. L’aggressione russa all’Ucraina costituisce, alla luce dei suoi drammatici costi umani, sociali ed economici, un netto spartiacque. Chiarisce in maniera irreversibile che per parlare oggi di sicurezza – e soprattutto per realizzarla - occorre fare ricorso ad una sua accezione estesa del concetto di sicurezza, che include sì soluzioni politiche, include consolidamento istituzionale, include ricostruzione civile, ma che comprende in misura altrettanto profilata azioni a salvaguardia della dimensione umana, culturale, ambientale, energetica e alimentare.
Non a caso si parla di sicurezza umana, che vuol dire a protezione delle nostre comunità dagli attacchi estremisti, significa difesa del nostro territorio dal cambiamento climatico, ma significa anche un terzo aspetto finora non abbastanza considerato, ovvero la tutela del patrimonio culturale. L’Italia non a caso  è in prima linea per proteggere, in ogni Nazione, l’eredità lasciata dalle precedenti generazioni, senza la quale non può esserci ricchezza per le generazioni future, e questo vale in particolare per il Mediterraneo allargato. Perché, come scriveva Paul Valéry, “giammai e in nessuna parte del mondo s’è potuto osservare in un’area così ristretta e in un così breve intervallo di tempo, un tale fermento di spiriti, una tale produzione di ricchezze”.

Sicurezza è quello che ci unisce, non ciò che ci divide. Perché la sicurezza è, in definitiva, la condizione “abilitante”, la precondizione allo sviluppo economico e sociale delle nazioni, alla promozione e alla protezione dei diritti umani, all’affermazione e al consolidamento delle istituzioni democratiche. Tutto parte da qui. Da tale consapevolezza trae le premesse la postura dell’Italia nei riguardi dell’importanza e della stabilità e della sicurezza nel Mediterraneo. Si tratta di interessi nazionali, certo, ma a ben guardare europei, che definiscono la profondità strategica della nostra politica estera.
 La piena e duratura stabilizzazione della Libia rappresenta certamente una delle più urgenti e delicate priorità di politica estera e di sicurezza nazionale, anche in ragione degli impatti che una protratta instabilità in Libia è suscettibile di avere anche in termini di flussi migratori, di sicurezza degli approvvigionamenti energetici per tutta l’Europa. Noi vogliamo da qui rinnovare il nostro invito agli attori politici libici ad impegnarsi al fine di dotare il Paese di istituzioni solide e democraticamente legittimate. Sarà a quel punto possibile finalizzare anche il processo di ritiro dei mercenari e combattenti stranieri dal Paese. Solo un processo a guida libica con il sostegno delle Nazioni Unite potrà portare ad una soluzione piena e duratura della crisi nel Paese.
 
L’Italia continua a sostenere anche la necessità di una più stretta collaborazione tra i Paesi del Maghreb per creare condizioni di sviluppo e stabilità. Occorre superare il prima possibile l’attuale stato di emergenza in Tunisia e individuare un percorso politico chiaro e condiviso che possa consentire il ristabilimento delle funzionalità delle istituzioni - a cominciare dal Parlamento - e la gestione delle urgenze economico-sociali. L’Italia è stata e rimane vicina alla Tunisia.
Sosteniamo con convinzione l’accordo di delimitazione marittima tra Israele e il Libano, che dimostra come lo sfruttamento in comune delle risorse energetiche può e deve essere anche nel Mediterraneo orientale un volano di crescita economica e di sviluppo per tutta la regione.
Guardiamo con attenzione al processo di normalizzazione delle relazioni tra Israele e il mondo arabo e alla necessità di re-internazionalizzare il processo di pace per giungere ad una soluzione a due Stati che sia praticabile, giusta e direttamente negoziata tra le parti.
Dopo anni di polarizzazione, assistiamo con interesse a nuove dinamiche cooperative nel Golfo, e rilevante rimane il nostro impegno in Iraq, dove stiamo contribuendo al processo di graduale espansione della missione NATO (NMI), di cui assicuriamo il comando dallo scorso maggio, nel pieno rispetto della sovranità irachena e in stretta collaborazione con le Autorità di Baghdad.
Uno degli obiettivi principali dell’azione italiana nella regione euro-mediterranea è far evolvere la dimensione meridionale della Politica Europea di Vicinato, trasformandola in un vero e proprio “Partenariato mediterraneo” che non si esaurisca nella gestione delle crisi e che non si limiti a rapporti bilaterali, tra l’UE e singoli Paesi della sponda Sud.
L’Italia è e può essere molto di più cerniera e ponte energetico naturale tra il Mediterraneo e l’Europa. È una delle grandi sfide strategiche che questo governo vorrebbe portare avanti e su cui stiamo lavorando in virtù di una  posizione geografica particolare, delle sue infrastrutture, della sua proiezione cooperativa e del prezioso contributo delle proprie imprese. Vantiamo una ricca diversificazione sia di rotte - gasdotti ed elettrodotti - che di fonti. Fattore che, adesso più che mai, rappresenta un valore cruciale per la comune sicurezza, per la resilienza energetica e lo sviluppo di relazioni sempre più strette.
Il nostro partenariato strategico in particolare con l’Algeria ci ha permesso in questi mesi di agire rapidamente per ridurre la nostra dipendenza dal gas naturale russo. Il Mediterraneo allargato è la colonna della sicurezza energetica italiana: da esso proviene circa il 45% dell’import di gas naturale. Oggi arriviamo a quasi il 60% con le forniture azere via TAP attraverso Turchia, Grecia e Albania. Enormi sono le potenzialità dell’area e il contributo che può dare alla sicurezza energetica europea in questa fase di crisi, non solo per quanto attiene al gas naturale, ma anche per lo sviluppo e scambio di nuove energie sostenibili, convenienti e accessibili. È corretto che la proiezione, che l’ambizione di tante Nazioni africane debba essere quella di essere protagoniste nella transizione ecologica e nelle materie della sicurezza energetica. 
E proprio perché noi siamo consapevoli di questo, il Sistema Italia è attivo in quasi ogni Paese dell’area nel rapido sviluppo di energie rinnovabili, nell’avanzamento tecnologico, nelle infrastrutture digitali e nelle reti intelligenti.
L’Europa è destinata ad essere uno dei primissimi mercati di importazione di idrogeno verde. Ne parlavamo qualche giorno fa con il Presidente della Mauritania. Abbiamo la possibilità di produrlo nel Mediterraneo allargato e scambiarlo a prezzi competitivi. Quindi l’energia è sì un bene nazionale ed è, ma è al contempo un bene inclusivo, e dunque è un bene comune. E quindi è un tema sul quale la cooperazione diventa una cooperazione fatta nel bene per il bene e per la crescita di tutte le Nazioni che vi partecipano.

L'UE deve creare partenariati basati su investimenti e su una catena tecnologica. C’è una grande questione europea aperta sulle catene di approvvigionamento che noi abbiamo posto molte volte. Perché l’Italia ha finito per non controllare quasi più niente. Ce ne siamo resi conto quando sono arrivati gli choc di questi ultimi anni. Oggi ce ne rendiamo conto per quello che riguarda l’energia, ieri con la pandemia, per quello che riguardava chip e semi conduttori. Ma su questo a un certo punto l’Europa ha allungato così tanto le sue catene di approvvigionamento da non riuscire a controllare quasi più niente. Oggi la grande sfida è di essere padroni del proprio destino lavorando sulle catene nazionali, sulle catene europee, ma anche sul friend shoring e anche sul near shoring, cioè sulle catene di approvvigionamento legato alle Nazioni vicine. Questa è una sfida legata, per quello che ci compete, al tema del Mediterraneo. 
L’Europa deve essere un partenariato a doppio senso, finalizzato a facilitare lo scambio di fonti energetiche, ma anche a incoraggiare la produzione di energia de-carbonizzata e la transizione verde in tutta la regione mediterranea. È necessario dare un segnale forte dello spostamento del baricentro degli scambi energetici europei proprio verso il Mediterraneo. E l’Italia vuole e può giocare un ruolo preminente in questa strategia. E saranno in questo fondamentali i finanziamenti europei.
 
La transizione digitale e le sue ricadute in termini di innovazione sono un altro importante catalizzatore per la modernizzazione dell'intera regione. Bisogna favorirne l’integrazione e la crescita sostenibile. La digitalizzazione può consentire a imprese di entrambe le sponde di accrescere la propria competitività, integrare la catena del valore. La creazione di uno spazio cibernetico rimane una delle fonti di maggiori opportunità per le società e per il sistema internazionale. In linea con le priorità che l’UE assegna alla transizione digitale, anche sul piano dell’azione esterna, l’Italia con la sua strategia di cooperazione, promuove la diffusione della digitalizzazione in molteplici settori di intervento, penso allo sviluppo socioeconomico, la governance istituzionale, la sanità, l’istruzione, la formazione professionale, il turismo sostenibile e la valorizzazione del patrimonio culturale.
 
In un’area così complessa e sottoposta a sfide continue e a continui cambiamenti, come quella mediterranea, le donne e i giovani possono svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione di società più coese e resilienti. È necessario consentire loro di mettere a frutto la loro visione e le loro energie, rendendoli protagonisti del loro futuro e di quello delle rispettive società, garantendo in pieno i loro diritti e lottando contro ogni forma di violenza e discriminazione. Non possiamo fingere di non vedere quanto sta succedendo in questi mesi alle donne e ai giovani che manifestano in Iran. Erodere spazi di libertà o impedire a donne e ragazze di accedere al lavoro e all’istruzione – e qui penso soprattutto all’Afghanistan – significa porre un’ipoteca sul futuro di quei Paesi. Non c’è avvenire senza il riconoscimento delle libertà fondamentali e senza la garanzia della pari dignità fra tutti gli esseri umani.
 
Nel Mediterraneo meridionale e orientale, dove il 40% della popolazione ha meno di 25 anni, la disoccupazione giovanile è tra le più alte al mondo da oltre due decenni, nonostante gli alti livelli di istruzione dei giovani in tutti i paesi dell’area euro-mediterranea. Quanto alle donne, non vi può essere sviluppo senza che possano diventare protagoniste della loro società. Questo richiede creazione di posti di lavoro e promozione di un ecosistema locale favorevole all’imprenditorialità giovanile e femminile, così come alla partecipazione alla vita pubblica delle società di appartenenza.
E tra le libertà fondamentali che l’Italia si impegna a sostenere c’è la libertà di religione e di credo: un diritto umano fondamentale che troppo spesso viene ancora negato o non sufficientemente garantito. L’Italia è al fianco delle minoranze religiose vittime di attacchi, violenze e discriminazioni in ogni parte del mondo e sostiene gli sforzi dei nostri partner nel Mediterraneo allargato affinché queste comunità vengano protette e con esse il valore centrale della libertà religiosa, della tutela e del rispetto del patrimonio religioso e dei luoghi sacri.
Concludo osservando che molte delle politiche europee rischiano di essere incomplete se non vengono collocate all’interno di una più ampia dimensione euro-mediterranea. Il Presidente Mattarella ha definito il Mediterraneo “Un ambito di grande diversificazione culturale, di elaborazione di filosofie e di scoperte scientifiche senza eguali, con apporti preziosi in dialogo fra saperi diversi che hanno dato vita a scontri e poi a unioni senza precedenti”. È una frase che ho trovato molto bella. Per costruire un'agenda positiva - con intenti comuni a popoli con identità diverse - è quindi necessario ripartire collocando nuovamente la persona - con le sue esigenze culturali, formative e sociali - al centro dell'attenzione.
E allora io voglio ringraziarvi, ancora una volta, per le idee e le proposte con le quali avete arricchito il dibattito di questi tre giorni. Gli spunti emersi da queste discussioni saranno, come ha detto Tajani, fonte di ispirazione per orientare le relazioni di collaborazione tra l’Italia e i suoi partner della regione del Mediterraneo allargato verso un percorso comune che garantisca sicurezza, stabilità e sviluppo alle generazioni presenti e a quelle future.
Quindi vi ringrazio e vi do appuntamento con l’Ambasciatore Massolo alla nona edizione dei Dialoghi sul Mediterraneo di Roma!

03 December 2022

Messaggio del Presidente Meloni per la Giornata internazionale delle persone con disabilità

In occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, il Governo ribadisce tutto il suo impegno per affermare il pieno diritto di tutte le persone ad avere una vita autonoma, indipendente e ad essere valorizzate secondo i propri talenti e le diverse competenze. Affronteremo con grande concretezza i problemi che le persone con disabilità, le loro famiglie, le amministrazioni territoriali, le associazioni, gli operatori pubblici e privati, il Terzo Settore vivono ogni giorno.