Intervento del Presidente Meloni a “L’Italia delle Regioni”
Monday, 5 December 2022
Buongiorno a tutti.
Grazie alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, al suo Presidente Massimiliano Fedriga, del quale ho molto apprezzato l'intervento, per avere ideato e organizzato questa iniziativa e per le parole che ha appena pronunciato - ho condiviso davvero molta parte di quello che ho ascoltato.
Voglio ringraziare il Presidente della Regione Lombardia Fontana che ospita l'evento e un saluto ai Ministri, ai Presidenti di Regione, ai Sindaci e agli amministratori regionali e locali, ai rappresentanti istituzionali che interverranno nel corso di questa due giorni.
Avrei voluto partecipare in presenza, purtroppo, come anche i Ministri ricorderanno, diventa un po' difficile per un governo che si è appena insediato e che deve affrontare molte scadenze. Ci ho tenuto in ogni caso ad essere presente. Ho accettato l'invito del Presidente Fedriga di partecipare a questa prima edizione del Festival delle Regioni e delle Province autonome perché questo Governo, come mi è capitato già di dire in altre occasioni, crede fortemente nella collaborazione tra Stato, Regioni, Province autonome ed enti locali, vogliamo investire fortemente nella sinergia tra tutti i livelli nei quali si articola la nostra Repubblica: credo che, in questo tempo, nessuno di noi possa pensare di affrontare da solo le enormi sfide che abbiamo di fronte.
La collaborazione con tutti i livelli istituzionali è qualcosa a cui questo Governo tiene particolarmente: so che in sala sono presenti il ministro degli Affari regionali Calderoli, il Ministro Fitto, il Ministro Musumeci, li saluto e li ringrazio per quello che stanno facendo e per come, nei lavori di questa manifestazione, racconteranno l’impegno che sta portando avanti il Governo.
L’Italia è un mosaico di territori dalle potenzialità straordinarie. Ogni territorio può contare su energie e risorse che meritano di essere conosciute, valorizzate e messe in rete. Noi dobbiamo essere consapevoli di questo patrimonio per rafforzare e valorizzare il sentimento di appartenenza nazionale. È un legame identitario, culturale, economico e sociale che è nostro compito rafforzare nella attività quotidiana che svolgiamo, declinandolo nelle politiche e nelle scelte che siamo chiamati a fare ogni giorno e che investono temi e problemi molto concreti, a partire da quelli che questo evento ha deciso di affrontare: le infrastrutture, la sicurezza, la transizione ecologica, l’approvvigionamento energetico, l’innovazione digitale, le politiche sociali e di welfare, il sostegno alla famiglia e alla natalità. Temi che incarnano sfide decisive per il futuro di questa Nazione e che noi possiamo affrontare solamente se sappiamo mettere in campo le giuste sinergie tra Stato, Regioni, Province autonome ed enti locali.
La pandemia prima e la guerra in Ucraina poi ci hanno obiettivamente proiettato in un mondo che è completamente nuovo, in un contesto geopolitico ed economico nel quale, a tutti i livelli, noi non possiamo rinunciare alla coesione e all’unità. E non possiamo rinunciare, dal mio punto di vista, a una visione di lungo periodo, perché le criticità strutturali con le quali noi ci stiamo confrontando, a ben guardare, sono soprattutto figlie delle politiche poco lungimiranti del passato. Pensate al tema dell’energia: sull’energia l’Unione europea e i diversi Stati Membri, compresa l’Italia, in passato hanno preferito aumentare via via il loro livello di dipendenza da altre nazioni invece di implementare misure che rafforzassero la produzione, l’indipendenza, la sicurezza energetica nazionale. Oggi noi paghiamo quelle scelte. E quello sull’energia è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare. Penso che sia nostra responsabilità fare quello che possiamo per rimediare, almeno lavorando a soluzioni comuni e strutturali, perché alla miopia del passato è bene che non aggiungiamo anche l’egoismo del presente.
Il Next Generation EU ha rappresentato una prima risposta a livello europeo, ma oggi è evidente a tutti che non è più sufficiente. Non è più sufficiente perché era un piano immaginato per contrastare le conseguenze della pandemia: non poteva ovviamente tenere in considerazione dell’impatto che la guerra in Ucraina, che è stata successiva a quel programma, avrebbe avuto sul nostro tessuto economico, produttivo e sociale. Bisogna fare di più a livello europeo, partendo proprio dal tema del caro energia, bisogna rafforzare allo stesso tempo la coesione e la solidarietà a livello nazionale.
E allora è importante, fondamentale, un confronto costruttivo tra tutti gli attori istituzionali coinvolti per immaginare e costruire una strategia per il futuro. E per pensare quel futuro, noi non possiamo non partire dall’analisi del passato.
Permettetemi, da questo punto di vista, un riferimento veloce ad alcune “storture” su cui oggi si basa il rapporto tra Stato-Regioni. Mi riferisco, in particolare, alla riforma del titolo V della Costituzione del 2001 che, su molte materie, invece di semplificare e rendere chiare responsabilità e funzioni, ha aumentato la conflittualità - con tutto quello che la conflittualità comporta in termini di lungaggine anche in termini di efficienza - continua tra poteri dello Stato e i ricorsi continui davanti alla Corte costituzionale. Un contenzioso che, leggevo i dati, è notevolmente cresciuto negli ultimi anni, ovviamente anche a causa dei problemi legati alla gestione della pandemia, penso ad esempio al tema della riapertura delle scuole, la questione delle attività commerciali.
Io penso che, prima di fughe in avanti, occorra un confronto su competenze e funzioni chiari, da fare insieme e senza pregiudizi. Il Governo vuole lavorare a un nuovo modello di collaborazione, a partire dal coordinamento tra politiche statali e regionali, sfruttando tutte le opportunità offerte dalle risorse del PNRR. Ora, io ho ascoltato le parole di Massimiliano Fedriga e ricordo le critiche mosse da molti Presidenti di Regione al tempo, sul mancato coinvolgimento delle Regioni nella redazione del Piano. Così come ricordo le critiche che per io stessa per prima, in un’altra veste, ho mosso in Parlamento nella precedente legislatura sulla stessa materia e anche sul coinvolgimento mancato, al tempo, di un Parlamento che si ritrovava a votare un testo appena consegnato, senza avere il tempo di approfondirlo.
Il PNRR è un’eredità importante, però è un’eredità importante se quelle opportunità non vanno perse. Ed è per questa ragione che il Governo, a pochi giorni dal suo insediamento, ha deciso di riattivare la Cabina di regia PNRR per monitorare lo stato di attuazione degli obiettivi e per individuare le soluzioni migliori per superare le criticità, in modo rapido ed efficace e coeso, coinvolgendo tutti gli attori in campo.
Abbiamo ritenuto necessario coinvolgere tutti i livelli di Governo e le parti sociali per stabilire quella collaborazione indispensabile per raggiungere tutti i traguardi prefissati. Su questo ci sarà modo di lavorare nelle prossime settimane sia perché alcuni grandi obiettivi del PNRR non possono essere realizzati se non attraverso un coinvolgimento significativo delle Regioni (dall’energia alla sanità, per fare alcuni esempi) sia perché sarà fondamentale che le risorse e gli obiettivi del PNRR non corrano su un binario indipendente, unico, ma siano collegati e complementari con gli interventi e le risorse previste dalle altre politiche nazionali, penso soprattutto alla programmazione ordinaria della politica di coesione.
Anche qui, nei diversi periodi di programmazione, abbiamo visto Regioni che hanno saputo implementare bene gli investimenti previsti e altre che non hanno centrato questo obiettivo, aumentando di fatto il divario tra le regioni più ricche e quelle più povere. Un dato che è stato sottolineato dalla stessa Commissione Europea. Alla base di questo problema c’è sicuramente una differenza di capacità amministrativa tra le diverse regioni, e credo che anche su questo sia necessario lavorare, favorendo lo scambio delle pratiche migliori tra i diversi territori e mettendo in campo una strategia condivisa e coordinata di medio e lungo termine.
Sono tanti i temi al centro di questa due giorni. Su molti questo Governo, pur se in carica da poco più di un mese, è intervenuto mettendo in campo una legge di bilancio che garantisce la tenuta delle finanze pubbliche e contemporaneamente offre risposte alle emergenze immediate, tutelando imprese e famiglie e permettendo ai diversi attori istituzionali di portare avanti attività e investimenti. Mi riferisco, ad esempio, agli otto miliardi di euro per far fronte al caro materie prime per le opere indifferibili, avremmo voluto fare di più e anche meglio, chiaramente quando ti confronti con una situazione come quella difronte alla quale ci troviamo noi con 30 miliardi di euro liberati in appena un mese che vanno destinati a mettere in sicurezza il nostro sistema produttivo e le famiglie difronte al caro energia e abbiamo il problema del caro materie prime, bisogna lavorare per priorità.
Il potenziamento del sistema sanitario rappresenta, per me e per il Governo, un tema prioritario, a partire dalla necessità di favorire una sanità più vicina ai territori. Su questo è fondamentale anche un utilizzo più corretto ed efficiente delle risorse del Fondo sanitario nazionale il cui incremento, per le finalità legate alla necessità di affrontare l’emergenza Covid, ha oggettivamente i connotati dell’assoluta straordinarietà.
È sicuramente positivo l’accordo raggiunto venerdì scorso in Conferenza delle Regioni sulla ripartizione del Fondo sanitario nazionale per il 2022 e sull'introduzione omogenea, dal 2023, di nuovi criteri per cercare di garantire il massimo equilibrio nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Su questo dovremmo lavorare tutti insieme, nei prossimi mesi, per apportare delle modifiche incisive al sistema attuale. Dobbiamo avere come obiettivo la sostenibilità del sistema, ben sapendo che ci muoviamo in un contesto complesso, caratterizzato da una serie di elementi che conoscete meglio di me: il progressivo aumento della vita media e la forte riduzione della popolazione attiva; la diffusione di patologie correlate all’invecchiamento ed altamente costose; l’aumento dell’incidenza di malattie croniche invalidanti; la diffusione di tecnologie mediche sempre più avanzate e sempre più costose; così come molto costosi sono i farmaci innovativi. E’ una situazione complessa che bisogna gestire con attenzione e con capacità di coesione.
Altrettanto fondamentale sarà trovare degli strumenti per realizzare gli interventi di edilizia sanitaria e gli investimenti dal punto di vista tecnologico: su questo è inutile dire che molte Regioni, per una serie di motivi, hanno difficoltà nel portare a termine le opere e gli investimenti iniziati. E che, anche sugli interventi previsti nel PNRR, dovremmo valutare le priorità perché il costo delle materie prime mette a serio rischio la realizzazione di questi interventi. Senza dimenticare la necessità di riorganizzare e investire sulla medicina di base e territoriale.
Strettamente correlato al tema della sanità, anche in considerazione del divario esistente tra i diversi territori italiani, è il tema dell’autonomia differenziata. Il Governo vuole favorirne l’attuazione, in tempi rapidi e in un quadro più ampio di riforme a nostro avviso tutte fondamentali per rafforzare e ammodernare l’attuale assetto istituzionale dello Stato. L’obiettivo è una maggiore responsabilizzazione per tutti: regioni, enti locali e stato. Ma l’autonomia differenziata non sarà mai un pretesto per lasciare indietro alcune parti del territorio italiano. Lavoreremo per una sua attuazione virtuosa, per una completa definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e un corretto funzionamento del fondo di perequazione, per assicurare coesione e unità nazionale. La maggiore autonomia che ciascuna Regione potrà chiedere nell’ambito delle materie previste dalla Costituzione è finalizzata a realizzare le riforme e le infrastrutture necessarie per migliorare l'efficienza e la qualità dei loro servizi, non a creare disparità tra i cittadini.
L’auspicio del Governo è che l’autonomia differenziata possa costituire per i territori una sfida, un giusto stimolo per colmare i divari infrastrutturali, sanitari, economici e sociali esistenti non solo tra le Regioni, ma anche tra le diverse aree all’interno degli stessi territori regionali. Penso agli squilibri esistenti tra le aree metropolitane e le aree interne.
Il Governo, e vado verso la conclusione, è impegnato su questo e su molti altri fronti. Alcuni di questi saranno al centro dei vostri tavoli tematici e considerate fin da subito il governo più che disponibile a ricevere questi contributi e le conclusioni di questo lavoro, con rispetto e con l’attenzione che si deve alla collaborazione di livelli istituzionali importanti. Voglio pensare a questo appuntamento come all’avvio di un nuovo percorso di collaborazione tra Stato, Regioni e Province autonome.
Vogliamo lavorare in questa direzione e faremo in modo che già nelle prossime settimane possano essere convocati degli incontri di confronto e collaborazione tra il Governo e le regioni, con il Presidente Fedriga ma anche con tutti voi sui diversi temi, seguendo il modello della Cabina di regia avviato per il PNRR. Con questo obiettivo vi ringrazio e vi saluto, e rinnovo questo impegno con la promessa di organizzare presto un incontro tematico a Palazzo Chigi, che finora è stato procrastinato soltanto per i numerosi impegni internazionali che hanno caratterizzato questi primi 40 giorni dell’attività di Governo ma è una priorità anche questo appuntamento.
Con questo impegno vi ringrazio e auguro a tutti buon lavoro.