Consiglio europeo del 17-18 ottobre: intervento di replica alla Camera del Presidente Meloni

Martedì, 15 Ottobre 2024

Sì, grazie Presidente,

grazie ai colleghi che sono intervenuti. Sarò abbastanza breve, non ci sono moltissime cose da aggiungere rispetto a quanto detto nella relazione e alla replica che ho già fatto ai colleghi del Senato. Torno volentieri, sempre cercando di dividerlo per grandi punti, su alcune delle questioni principali che sono state trattate dai colleghi, partendo dalla collega Braga che diceva in apertura del suo intervento che la mia sarebbe stata una relazione carica di odio. Ora, io non so dove la collega Braga abbia sentito una relazione carica di odio, a volte ho l'impressione che questi interventi di replica vengano scritti prima di ascoltare quello che dirò io e non dopo aver ascoltato quello che ho detto io, ma cito il riferimento che faceva lei rispetto all'odio nei confronti delle organizzazioni non governative. 

Io ho semplicemente detto che considero vergognoso dichiarare che le guardie costiere sono i veri trafficanti di esseri umani e che invece i veri trafficanti di esseri umani, cioè gli scafisti, sono degli innocenti.
Le considero parole vergognose, penso che dovreste condividere questa frase che ho detto stamattina e penso che debba preoccuparci il fatto che di fronte a queste frasi riteniate di attaccare me e difendere queste frasi, perché probabilmente sono io che non ho capito quale sia la vostra posizione, nel senso che davo per scontato che su una cosa del genere dovessimo essere tutti d'accordo.

Sempre la collega Braga, rimango sul tema dell’immigrazione, dice che l’accordo con la Tunisia viola il diritto internazionale e così l'accordo con l'Albania, più in generale le politiche migratorie del Governo italiano. Io le devo ricordare che ormai queste politiche migratorie del Governo italiano sono diventate le politiche migratorie dell'Unione Europea.

Voglio riassumere i contenuti della lettera che la Presidente della Commissione europea, come è ormai solita fare prima di ogni Consiglio europeo, ha inviato ai leader dei Paesi membri sullo stato d'avanzamento delle iniziative che la Commissione porta avanti in tema di migrazione. 
La Presidente von der Leyen parte dalla constatazione che misure assunte sulla dimensione esterna consentono di fatto, come l'Italia ha sempre sostenuto e come abbiamo dimostrato, di ridurre la migrazione illegale, dopodiché delinea un programma d'azione in dieci punti, che sono: accelerare l'implementazione e l'attuazione del patto di migrazione e asilo; continuare con i parternariati con i paesi di origine e transito, cioè l'accordo con l'Albania che voi dite che viola il diritto internazionale; avanzare verso un approccio comune sui rimpatri; rafforzare gli strumenti per ottenere maggiore collaborazione sulle reammissioni e sui rimpatri; rafforzare il contrasto ai trafficanti di esseri umani, che non sono le guardie costiere, secondo la Presidente von der Leyen; rafforzare la sicurezza delle frontiere; definire modalità innovative per contrastare la migrazione illegale, che significa l'accordo con l’Albania, che la Presidente von der Leyen cita in modo specifico nella lettera che ha mandato ai leader. 

Poi c’è un punto che riguarda la prospettiva per i rifugiati ucraini in Europa, ma questa è la politica migratoria che l'Unione Europea sta portando avanti, con una maggioranza di Stati membri, la quasi totalità degli Stati membri, che condividono queste politiche, quindi temo che ormai siate voi a essere isolati a livello internazionale perché tutto il resto del mondo è abbastanza d'accordo con noi.

Dopodiché, sempre la collega Braga ci dice che in Albania si stanno consumando delle violazioni, questo proprio mi sfugge collega Braga perché le comunico che i primi migranti in Albania dovrebbero arrivare domani e quindi come si siano potute consumare delle violazioni quando era ancora vuoto mi pare francamente un pò eccessivo, ma dico anche che se lei si riferisse invece proprio al principio del protocollo Italia-Albania che viola il diritto internazionale, il diritto europeo, io ricordo, che l'accordo con l'Albania prefigura la cessione da parte dell'Albania di territorio albanese che però diventa coperto da giurisdizioni italiane ed europea e quindi se lei ritiene che questo accada, se la collega Braga ritiene che questo accada in violazione del diritto internazionale o non conosce bene il diritto internazionale o ritiene che il diritto internazionale stesso violi se stesso, non lo so, ma noi stiamo rispettando il diritto internazionale. 

Anche sul tema dei conti, diciamo le cose non stanno un po' come ho sentito dire da diversi colleghi in tema di Albania perché, l'ho detto e lo ripeto, i fondi assegnati per l'attuazione del protocollo sono 670 milioni di euro per cinque anni, vuol dire 134 milioni di euro l'anno. Ora, 134 milioni di euro l'anno nel sistema di accoglienza italiano sono circa il 7,5% di quello che noi spendiamo ogni anno per accogliere gli immigrati che sbarcano da noi, che sono quasi 1 miliardo e 800 milioni di euro. Quindi perché io non faccio i vostri stessi calcoli? Almeno per due ragioni:

La prima delle quali è che vi segnalo sommessamente che quei migranti che si trovino a Lampedusa o che si trovino in Albania hanno in ogni caso un costo per il sistema dell'accoglienza italiana e perché, come io ho detto molte volte, il principale elemento che riconosco al protocollo con l'Albania è la possibilità  di produrre una dissuasione rispetto ai migranti che vogliono arrivare in Italia e quindi sono ragionevolmente convinta che questo importante strumento di deterrenza possa rappresentare anche un contenimento dei costi relativi all'accoglienza. Quindi sarei prudente e farei la valutazione sul costo a valle e non a monte. Poi voglio dire al collega De Luca che addirittura configurava il danno erariale, collega De Luca, le dico che cosa è secondo me che si configura come danno erariale. Secondo me si configura come danno erariale il fatto che un Presidente di regione spenda migliaia di euro dei soldi dei cittadini per comprare una pagina sul quotidiano per dirsi da solo quanto è bravo. Quello secondo me è danno erariale, non il protocollo con l'Albania.

Dopodiché, sempre in tema di immigrazione, se volete possiamo citare i manifesti sempre pagati con i soldi dei cittadini, in questo caso temo con quelli dei Fondi di Coesione per dire che il Governo affama il sud, faccia Lei.
Collega Della Vedova, sempre per l’immigrazione: io non sono d’accordo con la sua lettura, ma su questo ci siamo divisi per molto tempo e nè la mia posizione cambia, né la sua cambierà ovviamente. Io non penso che l'interesse dell'Italia sia quello di concentrarsi sulla redistribuzione. Non è mai stata la linea che questo Governo ha portato avanti, non era neanche la linea che io portavo avanti quando ero all'opposizione, io la penso in maniera diametralmente opposta. Questo è quello che voi avete ritenuto che fosse utile per l'Italia. Facciamo su questo valutazioni diverse, perché? Perché noi non redistribuiremo mai un numero significativo di migranti illegali rispetto a quelli che entrano in Italia e non lo faremo a maggior ragione se a monte non difenderemo i confini esterni.

Quindi quello che io ho fatto è tentare di spiegare ai miei colleghi europei, che guardi un po' ci hanno creduto, che l'unico modo per risolvere il problema per tutti e non pretendere di scaricarlo l'uno sull'altro, perché io neanche questo credo che sia, un approccio sensato, è lavorare a monte sulle cause della migrazione illegale, prevenire il fenomeno prima che arrivi sul territorio nazionale. Io dall'inizio credo che questa sia la soluzione e mi pare che stia funzionando, che funzioni per l'Italia e che funzioni per l'Europa, per cui io capisco che lei vuole tornare alle posizioni che avete sempre sostenuto e che sostenete, è assolutamente legittimo, ma non è mai stata e non sarà mai la mia posizione. Noi stiamo affermando una posizione che dal mio punto di vista è molto, molto più conveniente per l'Italia e mi pare che i numeri ci diano ragione. 

Dopodiché, collega Del Barba, parlava particolarmente dell’UNIFIL, quindi entriamo sul tema del Medio Oriente, mi ha chiesto di fare alcune cose che io ho già fatto, chiaramente in riferimento alla condanna di quanto avvenuto nei confronti dei nostri militari in Libano. Su questo, come avete visto, il Governo è stato molto chiaro. Noi pretendiamo la sicurezza per i nostri militari che per anni hanno garantito la stabilità del confine israelo-libanese. Quello che chiediamo è una piena applicazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza dell'ONU. È un tema che non ho problemi a dirlo, ho discusso anche personalmente con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu nella giornata di domenica. Voi sapete che la posizione oggi del Governo israeliano è quella di sostanzialmente un ritiro della missione UNIFIL.
Io ritengo che un ritiro sulla base di una richiesta unilaterale di Israele sarebbe un grave errore, minerebbe la credibilità della missione stessa, la credibilità delle Nazioni Unite e penso anche che i nostri soldati, come sono stati preziosi in tutti questi anni, saranno preziosi anche quando riusciremo a ottenere un cessate il fuoco. 

Dopodiché, sempre collega Del Barba mi invitava ad andare in Libano, io dovrei essere in Libano venerdì, mi invitava a destinare i nostri sforzi a una de-escalation, ovviamente in una situazione che è facile non è, cerchiamo di fare dall'inizio e che facciamo a tutti i livelli, che il nostro continuo a portare avanti sia sul piano bilaterale sia sul piano multilaterale così come ho detto stamattina ribadisco che ci siamo moltissimo concentrati soprattutto sulla materia del sostegno umanitario alle popolazioni colpite, voglio ringraziare ancora una volta particolarmente il lavoro che sta portando avanti il Ministro degli esteri Antonio Tajani, abbiamo aperto anche un altro tema di discussione, di riflessione che è quello che riguarda la questione dei profughi siriani in Libano, dei profughi siriani in Giordania, nell’ attuale situazione particolarmente libanese ma in generale della regione chiaramente questo è un altro elemento di destabilizzazione. 

L'Italia, noi ci siamo fatti promotori di una riunione durante il MED9 di Cipro alla quale hanno partecipato il re di Giordania, il presidente di Cipro, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, la posizione del Governo italiano è che l'Europa debba rivedere il suo approccio alla questione siriana, che noi si debba lavorare per creare le condizioni per consentire a questi profughi di rientrare in Siria, chiaramente su base volontaria e sotto l'ombrello della protezione e della comunità internazionale. 
Ci sono molti sforzi importanti fatti dall'UNHCR in questo senso, può essere un primo passo, l'Italia ha rafforzato la sua presenza diplomatica a Damasco con questo obiettivo, ma cerchiamo, come vedete, di lavorare anche sulle singole questioni che possono abbassare la tensione, possono aiutarci ad arrivare a una de-escalation in maniera estremamente puntuale. 

Poi dicevo, la questione è di estrema complessità. Io non ho fatto mistero di essere preoccupata dalla crisi medio orientale. Quello che noi possiamo fare è continuare a dedicare tutte le nostre energie per evitare che la situazione sfugga di mano, consapevoli del fatto che l'equilibrio che non viene riconosciuto spesso in quest'Aula, ma ci viene riconosciuto come Italia, da tutti gli attori regionali, è il nostro maggiore punto di forza in questa vicenda. 

Noi dobbiamo continuare a mantenere un dialogo aperto con tutti, un dialogo franco, è quello che facciamo, certo, e non possiamo fare, secondo me, l'errore di rispondere con l'istinto a materie che necessitano dell'uso della ragione. 

Io comprendo le ragioni di Israele, lo dicevo anche stamattina, che vuole impedire che quanto accaduto lo scorso 7 ottobre possa ripetersi, ma non vuol dire che sia d'accordo con tutte le scelte di Israele, come si è visto. 

Però ho detto, e ripeto, attenzione anche ai rischi che correremmo se dessimo il segnale di abbandonare, di isolare Israele, perché io continuo ad essere convinta che questa sia la strategia a monte degli attacchi terroristici di Hamas e di chi ha ispirato gli attacchi terroristici di Hamas. 
Da sempre la strategia del fondamentalismo per distruggere Israele, è isolare Israele. 

Ve l'ho detto tante volte in quest'aula, è quello che penso sinceramente e quindi penso che dobbiamo essere prudenti perché se la strategia del fondamentalismo alla base degli attacchi di Hamas era isolare Israele

per poter finalmente cancellare lo Stato ebraico, allora noi dobbiamo avere la lucidità di distinguere il tema del governo dal tema del diritto all'esistenza dello Stato di Israele. Dobbiamo temere le conseguenze di un isolamento eccessivo di Israele, ecco perché noi continuiamo a mantenere una posizione ragionata, equilibrata, che guarda alle conseguenze di ogni singola scelta, perché su queste cose io penso che, ripeto, quando si corrono dei rischi si deve sempre ragionare molto bene su quello che si fa e su quello che si dice.

Dopodiché anche sull'esportazione di armi ho già risposto questa mattina. Voi sapete che l'Italia, dopo l'avvio delle operazioni israeliane, ha sospeso immediatamente la concessione di ogni nuova licenza di esportazione secondo la legge del 1990. I contratti quindi che sono stati firmati dopo il 7 ottobre non hanno trovato applicazione.

Le licenze che invece erano state autorizzate prima del 7 ottobre, che sono molte, soprattutto grazie al lavoro fatto dal Governo Conte, solo nel 2019, 28 milioni di euro di autorizzazione all'export di armamenti, 10 in più dell'anno precedente, quindi c'è un grande lavoro da fare sulle vecchie licenze, però quelle sono state tutte analizzate caso per caso dall'autorità competente che è la UAMA, applicando la normativa italiana ed europea internazionale. Quando noi riteniamo che queste armi possano essere, o componenti, perché noi lavoriamo soprattutto sulla componentistica di altro, che possano essere ragionevolmente impiegate nella crisi, noi sospendiamo o revochiamo la licenza. 

Quando abbiamo la certezza che questo non possa accadere, la UAMA non lo fa, il Governo lo fa, un’autorità che è preposta a questo, quindi non sono scelte politiche che il Governo fa, noi quando abbiamo la certezza che invece non possano essere utilizzate all'interno dello scenario di crisi chiaramente diamo seguito, ma se ci sono segnalazioni da parte di colleghi, ho letto qualche collega che insomma diceva che quello che abbiamo sostenuto non è vero, ce le segnali tranquillamente, se qualche svista ci dovesse essere stata da parte della UAMA ne prenderemo atto e correremo ovviamente ai ripari. 
Dopodiché vi ricordo e chiudo anche rispetto al tema di dire l'Italia si faccia promotrice. Guardate, io penso che nella vita conti soprattutto l'esempio.
Noi siamo stati una Nazione, una delle Nazioni, particolarmente d'Europa, su questo tema delle esportazioni di armi più rigide in assoluto ci è stato anche riconosciuto in quest'Aula, ringraziando Dio, e penso che sia la cosa più importante che si possa fare. Nazioni che oggi chiedono la moratoria sull'esportazione di armi a Israele non hanno avuto la stessa posizione che aveva l'Italia. 

Tra le due cose io credo che sia, diciamo, sempre più efficace dare il buon esempio e fare le cose invece di chiedere agli altri di farle. Dopodiché, sul tema del riconoscimento dello Stato della Palestina, io anche qui voglio ricordare che questo Governo si è posto in una linea di assoluta continuità su questo punto con tutti i Governi italiani precedenti, di qualsiasi colore politico, perché anche qua insomma è giusto sempre fare un po' di storia. Noi siamo da sempre tutti, per la soluzione a due Stati. A tal fine tutti abbiamo sostenuto, continuiamo a sostenere l'autorità palestinese, abbiamo sempre, così come dall'altra parte, affermato il diritto di Israele di esistere in pace e sicurezza.

Sulla questione specifica del riconoscimento dello Stato della Palestina, io penso che questo debba nascere nei fatti, non nelle parole, all'esito di un processo politico e negoziale tra le parti che secondo me dovrebbe essere fortemente sostenuto, aiutato e reso concreto dalla Unione Europea. Su questo ho detto tante volte in quest'Aula ma ho detto anche al Consiglio Europeo che su questo punto specifico ritengo che l'Europa possa e debba giocare un ruolo da protagonista.

La nostra posizione è una posizione condivisa dalla maggioranza degli Stati Ue, dalla totalità dei Paesi G7, il tanto vituperato blocco di Visegrád, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, come tutti gli Stati dell'ex blocco sovietico hanno riconosciuto la Palestina nel 1988, ma tra i Paesi dell'Europa occidentale, come intesa prima della caduta del muro di Berlino solo in tre hanno fatto questa scelta, sono Spagna, Svezia, Irlanda, mentre non hanno per esempio fatto questa scelta anche Francia o Germania, insomma altre grandi Nazioni dell'Europa occidentale. 
Dopodiché, ovviamente io rispetto la posizione delle forze politiche che ora chiedono il riconoscimento della Palestina come segnale, come sprone - ecco la leggo così -, però ringrazio anche il collega Fratoianni per aver specificato che un'iniziativa in questo senso, concretamente, non risolve la crisi medio orientale. E questo è un po' il tema.

Io penso che, escluso il collega Fratoianni perché su questo punto è stato molto preciso, per gli altri sia - perché delle volte ho sentito anche altri ragionamenti - un po' fuorviante far credere che se noi riconoscessimo la Palestina nel mezzo della crisi si avvicinerebbe una soluzione, perché tutti sappiamo che non è così.

Ecco io credo che in questo momento - e quindi torno al punto - i nostri sforzi debbano essere concentrati su una de-escalation, che significa soprattutto mantenere un dialogo anche franco con tutti gli attori, Israele compreso. 
Dopodiché, sui toni che mi accusano di ogni nefandezza anche in rapporto alla crisi israeliana, non ritengo di dover rispondere e quindi mi perdoneranno alcuni colleghi se non risponderò.
Collega Pellegrini, mi colpisce la discrasia che esiste tra “l'attacco di Hamas è folle” e “Israele è criminale”. Credo che questa distanza di giudizio in qualche maniera tradisca, come dicevo stamattina, altro. 

Dopodiché, passiamo al tema dell'Unione europea. Collega Rosato condivido la sua valutazione di partenza sulla situazione nella quale versa l'Europa in termini di centralità, di peso specifico. Quando venni per uno dei precedenti Consigli europei ricordai questo dato che a me ha colpito molto: nel 1990 l'Unione europea a 12 Stati membri valeva il 26,5% del prodotto interno lordo mondiale, la Cina l’1,8%; oggi l’Unione europea a 27 Stati membri pesa circa il 16% del PIL mondiale, la Cina circa il 18%. Lo dicevo per dire cosa? Una volta quando noi ci occupavamo di noi stessi, del nostro interno, e pensavamo così risolvere i problemi di tutto il mondo aveva un senso, perché oggettivamente il peso specifico che l'Europa aveva era un altro. Oggi non è più così. Oggi pensare che quando noi ci occupiamo del nostro interno, senza guardare al quadro che si muove intorno a noi, risolviamo i problemi che abbiamo, rischiamo di essere miopi. È un po' la critica che io muovo rispetto al tema di non concentrare le nostre energie su quello che davvero deve essere fatto in una dimensione europea, e magari passare tutto il proprio tempo a iper-regolamentare anche materie che gli Stati nazionali potrebbero governare meglio di quanto non possa fare il livello europeo. Ma certamente la vicenda di ridefinire il nostro ruolo e di stabilire le priorità è una vicenda che ci deve stare a cuore. 

Dopodiché, lei citava il parere sulla vostra risoluzione e, particolarmente, la questione del nucleare. Lei sa come la penso io, sono per la neutralità tecnologica per cui si figuri se su questo posso avere alcun tipo di preclusione ideologica, però nelle premesse della vostra risoluzione ci sono anche molte altre cose, su alcune delle quali non siamo d'accordo e quindi da qualche parte un parere si deve dare. Poi magari si può parlare, come sempre, insomma di riformulare - il Ministro Ciriani è qui a disposizione se ci tiene particolarmente.
Vorrei arrivare al tema del voto su Fitto. Sempre il collega Rosato, in riferimento a quello che fece il Presidente Berlusconi ai tempi della votazione di Paolo Gentiloni, diceva che Berlusconi si è assunto una responsabilità più grande che è stata quella di contribuire alla formazione di una maggioranza. Corretto, queste sono scelte politiche però, nel senso che si possono condividere, si possono non condividere, si possono fare, si possono non fare.

La domanda che io pongo - perché secondo me la domanda qui è un'altra ed è una domanda che faccio ai colleghi anche per capire che cosa accadrà quando si andrà a votare per la Commissione - è: nella costruzione europea, il peso degli Stati membri è più importante o meno importante del peso dei partiti politici? 

Perché vede, collega Rosato, quando io sento dire oggi, dai colleghi del Partito Socialista, che loro sono contrari al fatto che all'Italia venga riconosciuta una Vicepresidenza perché l'Italia non ha fatto parte della maggioranza che ha sostenuto Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, mi preoccupo. Penso che si debba preoccupare più il Partito Democratico che sta sostenendo un'altra tesi, perché il Partito Democratico ci dice in buona sostanza che per l'interesse nazionale, possono avere tutte le critiche da fare al governo, ma Raffaele Fitto domani è un Commissario italiano, non è mica il commissario di Giorgia Meloni o di Fratelli d'Italia, è il commissario italiano come lo era Paolo Gentiloni. Io rivendico quello noi abbiamo fatto cinque anni fa.

Cinque anni fa noi non eravamo d'accordo con Ursula von der Leyen Presidente della Commissione europea, con la Commissione Europea, non votammo a favore della Commissione europea ma votammo a favore di Paolo Gentiloni, è chiaro? Per noi, anche in un quadro che non condividevamo, il Commissario italiano andava difeso. 

Oggi se il Partito Democratico facesse la stessa cosa io non avrei nulla da dire, mi spaventa di più se si fa il contrario. Mi spaventa cioè che il gruppo socialista - ma spero che la segretaria Ellis Schlein nella sua replica su questo metta una parola definitiva - che è a favore della Commissione, ci dice che loro non accetteranno che all'Italia venga riconosciuto un Vicepresidente. Poiché io non credo che questa sia la posizione del Partito Democratico, spero che il Partito Democratico voglia farsi sentire con il Partito Socialista europeo, atteso che sono anche la delegazione più numerosa all'interno del Partito Socialista europeo, e non mi sembra prassi che un partito decida senza tenere conto della sua delegazione più numerosa, segnatamente italiana, quando deve decidere la posizione sul Commissario italiano. E quindi confido che questa posizione cambierà.

Non ho nulla da aggiungere sulla vicenda ucraina perché la mia posizione è sempre la stessa. Continuiamo a fare il nostro lavoro: come sapete ho ricevuto la scorsa settimana il presidente Zelensky; stiamo lavorando per organizzare nel 2025, il 10 e 11 luglio, la Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina, vicenda sulla quale spero che si possa contare sulla collaborazione appunto di tutti in quest'aula, di tutto il sistema Italia perché parlare di ricostruzione dell'Ucraina vuol dire, come ho detto tante volte, scommettere sulla pace, che però deve essere - come pure ho già detto - una pace giusta. 

Ho un paio di cose spot e chiudo. Collega Fratoianni, non ho fatto in tempo a segnare tutto, per cui mi manca un pezzo, però ci parlava delle banche, extraprofitti: vedremo con la legge di bilancio. Collega Fratoianni potrebbe scoprire che questo Governo ha più coraggio di quello che la sinistra ha avuto su questo quando era al Governo. Sul salario minimo sa come la penso, ma mi sfugge perché la sinistra pure non lo abbia fatto quando era al Governo. 
Collega Baldino, mi consentirà di non argomentare su Conte protagonista della più grande svolta culturale europea. 

Invece al collega Ricciardi voglio dire - e chiudo - Poste italiane: temo che anche qui non abbiate compreso, non conosciate la vicenda. Blackrock non c'entra assolutamente nulla. Noi ragioniamo della gestione di una percentuale superiore alla maggioranza, quindi di una quota insomma abbastanza minoritaria, dedicata esclusivamente ai retailer, cioè ai piccoli risparmiatori italiani e ai dipendenti di Poste. Poste in ogni caso deve rimanere nelle mani degli italiani, è come il governo si sta muovendo perché, a differenza di quello che abbiamo visto fare spesso in questa Nazione, non intendiamo svendere niente dei gioielli di famiglia. Ma voglio dire al collega Ricciardi che per il resto io parlo con tutti, come possono fare le persone che sanno di che cosa stanno parlando. Parlo con tutti e non sono abituata a svendermi o a svendere, ma considero sì una mia responsabilità cercare di attrarre in Italia investimenti esteri, ricchezza, posti di lavoro, aumento del PIL, perché è esattamente quello che fanno i patrioti.

Grazie.