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Intervista del Presidente Meloni al Corriere della Sera per il Tempo delle Donne 2023

Sabato, 9 Settembre 2023

Buonasera presidente, benvenuta al Tempo delle donne. Come sa, il tema al centro di questo nostro evento, quest'anno, è la libertà: e proprio da questo vorrei partire. Dalla sua idea di libertà, da come la immaginava quando era ragazza, da cosa ha poi capito con il passare del tempo. Libertà individuale, progetto collettivo, partecipazione, responsabilità: come vorrebbe definirla, e che messaggio vorrebbe dare su questo punto?

Presidente Meloni: «Io ho sempre interpretato la libertà come impegno, fondamentalmente. La mia idea di libertà non cambia oggi rispetto all'idea di libertà che avevo quando ero ragazza. Lei prima parlava di partecipazione: io ricordo questa canzone molto bella di Giorgio Gaber che diceva "La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione". Io sono una fan di Giorgio Gaber: ma secondo me, meglio ancora di Giorgio Gaber, lo stesso concetto lo ha espresso Giovanni Paolo II, quando diceva che la libertà non è fare quello che ci piace, è avere il diritto di fare quello che dobbiamo. Le due cose stanno insieme, è lo stesso concetto che esprime anche Giorgio Gaber, che secondo me si riassume nell'impegno. Fondamentalmente la libertà è essere messi nella condizione di poter fare la propria parte per essere messi anche nella condizione di dimostrare ciò che si vale. Questo - applicato all'Italia di oggi - è l'idea che abbiamo spesso espresso del rapporto che esiste tra uguaglianza e merito. Cioè, se tu vuoi garantire libertà in Italia, devi mettere le persone nelle condizioni di dimostrare quello che valgono, indipendentemente dalla realtà dalla quale provengono, indipendentemente dalla famiglia nella quale nascono, indipendentemente da fattori di partenza. Tutti devono essere messi in condizione di fare la propria parte, di dimostrare il loro valore, ma questo significa anche che poi quel valore deve essere riconosciuto. Sulla base, ovviamente di quello che si è dimostrato. Questa, secondo me,è la più grande forma di libertà che si possa difendere e anche che si possa costruire, cioè un concetto che è anche legato alla responsabilità. Libertà non è semplicemente avere diritti, è dimostrare quello che si è in grado di fare, sulla base dei diritti che si hanno».

Presidente, nella prossima manovra, ma anche nel programma di governo, un tema centrale che ha posto sempre con forza quello della natalità. Ed è un tema che nel Tempo delle donne è stato affrontato in diverse occasioni in questi anni. Un dato di fatto è che nei Paesi dove le donne lavorano di più, anche gli indici di natalità e di fecondità crescono perché l'indipendenza economica fa sentire le donne più libere di progettare il proprio futuro, di decidere la propria vita e anche di mettere al mondo bambini. Quindi non le sembra, visto che siamo alla vigilia della manovra, che sia fondamentale collegare tutti gli incentivi proprio al tema del lavoro delle donne?

Presidente Meloni:  «Assolutamente sì. Ne sono convinta per concetto e per necessità, perché noi viviamo in una nazione nella quale da una parte abbiamo bisogno di figli - è anche un tema economico, ne abbiamo discusso tante volte, quindi non torno sui dati abbastanza drammatici con i quali ci confrontiamo - ma dall'altra viviamo in una società nella quale è difficile cavarsela con le famiglie monoreddito. Quindi le due cose devono camminare insieme. Io sono sempre stata convinta che dovessero camminare insieme. Mi pare che fossero piuttosto altri a dire che quando si voleva incentivare la natalità, in buona sostanza, si intendesse quasi combattere la possibilità per le donne di avere un lavoro. Io credo che una società giusta è una società che non ti impone di fare questa scelta e che se ti trovi a fare questa scelta, a dover rinunciare a dei figli perché vuoi un lavoro - o a un lavoro, perché vuoi dei figli - non sei libero. Ed è la ragione per la quale se lei guarda i primi provvedimenti di questo governo, i provvedimenti che noi abbiamo concentrato sul tema della natalità sono legati prevalentemente al lavoro: penso al tema del congedo parentale che abbiamo esteso nella scorsa Finanziaria; penso al tema che quando abbiamo esteso il beneficio marginale, cioè il fringe benefit, l'una tantum che il datore di lavoro può riconoscere, aggiuntivo, al lavoratore, che viene totalmente detassato, noi lo abbiamo legato prioritariamente ai lavoratori che avevano figli: e questo è stato oggetto di polemica, cioè si diceva che fosse una discriminazione. Invece il concetto è proprio lavorare per costruire una società nella quale ci sia un forte legame tra il lavoro femminile e - come io sono convinta - la possibilità di mettere al mondo dei figli, differentemente da quello che ci è stato raccontato per diversi anni, perché è un tema sul quale mi sono spesso scontrata anche con alcuni di quelli che oggi sono all'opposizione. Cioè credo che le due cose possano e debbano lavorare insieme, come è stato ampiamente dimostrato - lei lo citava - in nazioni che, avendo messo insieme importanti incentivi alla natalità legati al lavoro femminile, hanno poi dimostrato che le due cose potevano camminare insieme. Per cui è esattamente quello su cui intendiamo continuare a lavorare. Anche in questa Finanziaria, siamo assolutamente convinti che il tema della natalità debba rimanere uno dei temi centrali; il lavoro è un altro dei temi centrali e le due cose devono poter camminare insieme».

Come commento a tanti episodi di questi anni e di questi mesi si dice che deve cambiare la cultura perché cambino poi i comportamenti, perché ci si riconoscano spazi di libertà, perché diminuiscano i casi di violenza. Naturalmente il fatto che lei sia diventata presidente del Consiglio, che una donna sia diventata presidente del Consiglio è un modello a cui tante ragazze italiane possono ispirarsi. Però abbiamo anche sentito alcuni commenti, frasi, parole, spesso da esponenti della sua maggioranza, che sembrano legate a una visione conservatrice o perlomeno poco moderna del ruolo delle donne nella società. Volevo chiederle una riflessione su questo punto - e se non c'è un po' di contraddizione tra questi due elementi.

Presidente Meloni: «Guardi, direttore, bisognerebbe sapere a quali dichiarazioni lei si riferisce. Però io vengo accusata di essere una donna che vuole tenere le donne ai margini della società.Ricordo ancora di essere stata accusata, nel giorno in cui in Parlamento chiedevo la fiducia come prima donna presidente del Consiglio italiano, di volere le donne un passo dietro agli uomini. Con tutto il rispetto, non mi sembra che nella mia vita ho dimostrato di volere le donne un passo dietro agli uomini... quindi bisogna capire a che cosa ci si riferisce. Perché si dice di me che io vorrei le donne un passo dietro gli uomini? Torniamo al ragionamento di prima: perché io sono una persona che difende il valore della famiglia e difende il valore e la necessità di incentivare la natalità. E chi dice che famiglia, natalità e lavoro per una donna non possano stare insieme, di conseguenza mi accusa di volere le donne a casa per fare i figli. Ma come ho detto, io contesto l'assunto: ritengo che non si possa vendere come libertà, quella che come libertà è stata venduta: e cioè liberiamo le donne dai figli per consentire loro di lavorare. Io penso che se tu vuoi mettere al mondo un bambino non devi per questo rinunciare a un lavoro, e penso che se vuoi lavorare non devi per questo, se vuoi, rinunciare a mettere al mondo dei figli. Se devi fare una rinuncia non sei libero: quindi contesto una libertà che ci è stata raccontata. Ritengo che una donna possa e debba essere messa nella condizione di avere il massimo della carriera possibile - come tante donne fanno - senza per questo dover fare delle rinunce e opero di conseguenza. Per carità, io sono una conservatrice, mi considero una conservatrice: ma per conservatore non intendo che immagino che le donne debbano stare a casa perché altrimenti questo è incompatibile con i figli. Penso che una società normale di questi tempi possa costruire le condizioni per permettere alle donne di non dover scegliere, ed essere conseguentemente davvero libere. Perché finora non sempre lo sono state. Queste maggiori libertà che a me piacerebbe garantire con strumenti dei quali deve occuparsi il governo da alcuni vengono visti come una forma di visione poco moderna: secondo me invece è la più moderna di tutte, perché la modernità è utilizzare gli strumenti che si hanno in questo tempo per garantire maggiori libertà».

A proposito, sempre, di libertà: l'ha sorpresa, la capacità del popolo ucraino di difendere e di combattere per la propria libertà, rischiando la vita ogni giorno da quel 24 febbraio del 2022? E in Occidente c'è ancora la stessa voglia di difendere la libertà del popolo ucraino?

Presidente Meloni: «Guardi, c'è ancora sicuramente da parte mia e mi pare che sia abbastanza solida anche nell'Occidente. Sicuramente ha sorpreso molti. Credo che abbia sorpreso soprattutto chi ha invaso l'Ucraina e credo che in qualche maniera quello che accade ancora oggi in Ucraina, con questo popolo fiero e coraggioso che difende la sua libertà e la sua sovranità, abbia con i fatti smentito quelli che per interesse, per propaganda ci spiegavano che noi non avremmo dovuto aiutare l'Ucraina perché tanto era una battaglia persa. Non era una battaglia persa. E se avessimo seguito i consigli di queste persone, che sono le stesse che oggi ci dicono che se noi aiutiamo l'Ucraina siamo favorendo un'escalation in Ucraina, noi non avremmo avuto, come si dice, una pace. Avremmo avuto un'invasione, avremmo avuto un popolo che era stato soggiogato e avremmo avuto una guerra più vicina a casa nostra. E quindi io sono convinta delle scelte che ho fatto. Sono fiera della serietà con la quale l'Italia, dell'affidabilità, della testa alta con la quale l'Italia ha affrontato questa stagione, questa guerra, e per quello che mi riguarda continuerò a fare la mia parte perché credo che sia il modo migliore per favorire qualsiasi percorso di pace. Se oggi si parla di pace, se si può parlare seriamente di pace, è perché in Ucraina c'è stato un equilibrio tra le forze in campo. Se noi non avessimo, aiutando l'Ucraina, favorito quell'equilibrio, come dicevo, non avremmo avuto una pace: e questo è quello che finge di non capire chi fa facile propaganda sulla libertà di un popolo che combatte per difenderla».

Vorrei chiudere con una domanda un po' personale. Lei ha detto all'inizio della sua esperienza: "Affronto questo lavoro, quello di presidente del Consiglio, prima donna nella storia d'Italia, ma voglio restare me stessa". Si sente di aver rispettato questo impegno, di restare se stessa?

Presidente Meloni: «Sì. Sono ancora esattamente la stessa persona, e questo vuol dire anche che non sono mai soddisfatta abbastanza di quello che faccio. E da lì mi accorgo che sono sempre io. E forse, per quanto riguarda la mia vita personale, questo è sicuramente il mio punto di maggiore debolezza; ma per quello che riguarda il mio ruolo pubblico, cioè i miei doveri, è sicuramente il mio punto di maggiore forza. Devo fare sempre di più, è stata sempre la mia benzina: e continuerò, come ho fatto in questo anno, a non risparmiarmi nonostante i problemi si moltiplichino, nonostante delle volte ti sembri un po' di svuotare il mare con un cucchiaino. Però poi tanti risultati arrivano, gli italiani capiscono - capiscono le difficoltà, capiscono l'impegno, capiscono che davvero ce la stai mettendo tutta -: e questo mi basta. Quindi continuerò a fare del mio meglio, essendo sempre insoddisfatta di aver cercato di fare del mio meglio: il che vuol dire che proverò a fare ancora di più».

Grazie, presidente, per aver partecipato al nostro tempo delle donne.

Presidente Meloni:  «Grazie a lei, direttore, e buon lavoro».