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05 July 2023

Il Presidente Meloni a Varsavia

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica di Polonia, Mateusz Morawiecki. Al termine hanno tenuto le dichiarazioni congiunte.

04 July 2023

Concessioni demaniali marittime, seconda riunione del Tavolo tecnico

Si è svolta questa mattina a Palazzo Chigi la seconda riunione del Tavolo tecnico consultivo in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali, istituito ai sensi del decreto-legge 198 del 2022.
Alla riunione, che si è tenuta in un clima proficuo e collaborativo, hanno partecipato i rappresentanti dei ministeri competenti, delle regioni, delle associazioni di categoria rappresentative del settore. 
 

Messaggio del Presidente del Consiglio per l’Assemblea Annuale 2023 di ANIA

Tuesday, 4 July 2023

Il messaggio del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per l’Assemblea Annuale 2023 di ANIA

Buongiorno a tutti,
è per me un piacere portare il mio saluto all’Assemblea 2023 dell’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici. Ringrazio e saluto la Presidente di ANIA Farina, il Presidente dell’IVASS Signorini, il Ministro Urso, le Autorità e tutti i rappresentanti del mondo economico, produttivo, finanziario e assicurativo presenti oggi.
Il vostro settore ricopre un ruolo strategico nella società e nella crescita sostenibile di un’economia. L’assicurazione è una componente essenziale della pianificazione finanziaria di una famiglia o di un’azienda, consente di mitigare le perdite e promuove la stabilità finanziaria e le attività commerciali, che a loro volta si traducono in crescita economica e sviluppo. Da questo punto di vista il settore assicurativo provvede a raccogliere quote consistenti di risparmio di famiglie e imprese, che poi investe per garantire la stabilità dell’intero sistema. Per questo, è necessario che il funzionamento dell’intero settore sia sempre ispirato ai principi di trasparenza, solidità sistemica e garanzia dei diritti degli assicurati. È condizione essenziale di credibilità e garanzia per l’intero settore, e prima di tutto dei diritti degli assicurati, che la delicata attività di raccolta del risparmio e copertura assicurativa siano sinonimo di tranquillità e sicurezza, non di speculazione. Fondamentale il ruolo delle Autorità di settore, che devono cogliere immediatamente eventuali gestioni avventurose o espressione di smodata aggressività di mercato o non adeguatamente prudenti ed avvedute sul piano sistemico. 
In questo senso è necessario anche che le risorse raccolte dalle compagnie assicuratrici siano convogliate verso utilizzi coerenti con le finalità di tale tipo di risparmio, con un orizzonte di investimento e un livello di rischio funzionali ad assicurare la stabilità nel medio e lungo termine delle gestioni. In questo quadro, il risparmio raccolto deve essere destinato a supporto dell’economia reale, non come mera posta finanziaria per l’alimentazione di attività speculative di breve momento e di elevata rischiosità, del tutto incompatibili con le esigenze di stabilità degli assicurati.
L’auspicio è che il livello di investimento delle compagnie di assicurazione in titoli di Stato garantisca adeguato finanziamento per politiche di investimento di interesse pubblico e di lungo periodo, evitando i rischi connessi con le eccessive turbolenze di prodotti finanziari diversi o complessi. La sostenibilità dimostrata dal debito pubblico italiano, espressa da indicatori macroeconomici sensibilmente positivi e da una consolidata stabilità di mercato, costituisce la migliore garanzia di solidità per questo genere di investimento.
Il Governo intende collaborare con il settore assicurativo per sviluppare un modello sempre più capace di mettere al centro le persone e sempre più distante da logiche predatorie o semplicemente finanziarie. Da questo punto di vista riteniamo importante promuovere l’educazione finanziaria e all’investimento assicurativo ad ogni livello sociale e valorizzare, anche all’interno della delega fiscale, quelle forme di risparmio e di coperture assicurative in grado di garantire prestazioni fondamentali per la cura della persona, con particolare attenzione agli anziani e alle persone più fragili.

Queste sono solo alcune delle sfide che abbiamo davanti. Il Governo considera il settore assicurativo un prezioso alleato: le vostre proposte e le vostre idee per migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini saranno sempre le benvenute. Noi ci faremo sempre trovare aperti all’ascolto e contiamo sul vostro impegno, sulle vostre competenze e sulle vostre capacità.

Buon lavoro a tutti. 
 

03 July 2023

Il Presidente Meloni interviene all'Assemblea Generale di Assolombarda 2023

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento all'Assemblea Generale di Assolombarda 2023 a Milano.

Il Presidente Meloni interviene all'Assemblea Assolombarda 2023

Monday, 3 July 2023

Buongiorno a tutti, è per me un grande piacere essere qui oggi e avere l'opportunità di confrontarmi con la vostra Associazione, che come è stato detto e come anche io ribadisco, rappresenta il cuore produttivo della Lombardia e dell'Italia, essere qui in presenza, perché tenevo a essere qui in presenza.
Sfortunatamente non potrò fermarmi a lungo ma voglio salutare e ringraziare il Presidente Spada, il Presidente Bonomi, il Presidente Fontana, il Sindaco Sala, il Presidente La Russa, i tanti colleghi, ma voglio soprattutto salutare e ringraziare i tanti operatori economici che siedono in questa sala, in una cornice obiettivamente altamente simbolica che è quella di questo Hub tecnologico del gruppo Camozzi.
Io ho scelto di venire qui questa mattina, di esserci in presenza, perché penso che sia doveroso sottolineare l'importanza dell'Industria manifatturiera italiana a livello europeo, a livello mondiale, che è trainata dalle imprese del settore che operano nella città metropolitana di Milano, nelle province di Lodi, Pavia, Monza e Brianza che sono rappresentate da Assolombarda.
Se i numeri del settore sono dei numeri incontrovertibili, quelli dei territori rappresentati da Assolombarda sono addirittura sorprendenti. E nonostante questi numeri e questi risultati noi assistiamo ancora una tendenza inspiegabile dal mio punto di vista, a sminuire il portato dell'Industria italiana, mentre ad esempio si elevano a punto di riferimento realtà esterne ai nostri confini nazionali dalle quali però dal mio personale punto di vista non avete nulla da imparare. Semmai qualcosa potresti avere da insegnare. E guardate non parlo a caso, io penso ad esempio che non si possa non considerare la capacità di ripresa che c'è stata nel post pandemia da parte delle nostre imprese, rispetto a quello che è accaduto in altre economie che storicamente vengono considerate più performanti della nostra.
Una capacità di ripresa che oggi ci consegna un'economia italiana in crescita oltre le aspettative, con una stima di previsione al rialzo del PIL al +1,2% nel 2023, una crescita superiore alla media europea, superiore a quella delle principali economie continentali, + 0,7 stimato per la Francia, + 0,2 stimato quando va bene per la Germania, in poche parole noi stiamo dimostrando un’affidabilità maggiore rispetto al resto dell'Eurozona. Per non parlare dei dati sull'occupazione, con il record di contratti stabili, con il tasso di disoccupazione ai minimi dal 2009, come è stato certificato proprio pochi giorni fa dall’Istat.
Io sono fiera del lavoro che questo governo sta facendo, ma ho anche il senso della misura e so che questi risultati non si devono al governo, questi risultati, questo piccolo miracolo, si devono al vostro lavoro ed è la ragione per la quale continuo a non comprendere questo tentativo, questa tendenza di sminuire i risultati della nostra Nazione che però purtroppo è abbastanza congenito della nostra mentalità. Il motivo per cui ne parlo non è che a ciascuno dispiaccia non veder riconosciuti i propri sforzi, il motivo per cui ne parlo è che io credo che questo atteggiamento sia autodistruttivo, che sia un atteggiamento che ci penalizza, che ci indebolisce e penso che vada combattuto,
Allora il mio compito con il vostro aiuto è spezzare questa narrazione, ripartire dal valore del nostro modello industriale, dalla consapevolezza di quello di cui questa Nazione è capace, orgoglio, ottimismo, fiducia, è quello di cui abbiamo bisogno, e io ho tutti e tre.
Ho l’orgoglio di guidare questa Nazione, ho l’ottimismo sul fatto che con intelligenza e buona volontà possiamo fare persino meglio, e sono fiduciosa che il declino si possa invertire, perché come mi è già capitato di dire in passato, il declino non è un destino, è una scelta.
Quello che serve è capire quali sono le sfide su cui si gioca il futuro dell’Italia produttiva, il futuro dell’Europa produttiva, prevenire i rischi che si corrono, riconoscere gli errori che sono stati commessi in passato. Su tutto questo posso garantirvi che il governo ha le idee chiare e lavora a livello nazionale ed europeo a 360 gradi.
La dimensione europea, ringrazio il Presidente Spada per averla messa al centro di questa Assemblea, e internazionale, è centrale è perché noi viviamo in un quadro globale, quel quadro è in continuo mutamento.
Stiamo affrontando i processi epocali di transizione digitale, energetica e ambientale delle nostre economie, nuove logiche e nuovi assetti dei mercati globali, una nuova fase della storia della politica industriale in un’epoca di cambiamento del quadro geopolitico al quale eravamo disabituati. 
La buona notizia è che l’Italia vive un’inedita fase di stabilità politica, e che l’Europa anche in risposta a quello che stanno facendo gli altri attori globali, penso alla Cina, agli Stati Uniti, sembra progressivamente, seppure lentamente, aprire gli occhi e prendere coscienza di quale debba essere il suo ruolo. Perché qualcosa non ha funzionato, non possiamo nascondercelo. Qualcosa non ha funzionato se il primo embrione dell’unificazione europeo si chiamava CECA, Comunità economica del carbone e dell’acciaio, cioè nasceva per mettere in relazione e coordinare il lavoro che le Nazioni facevano sull’approvvigionamento energetico e sull’ approvvigionamento di materie prime, e oggi quando sono arrivati i primi shock noi abbiamo scoperto che quello su cui eravamo più esposti in assoluto era l’approvvigionamento energetico e l’approvvigionamento di materie prime.
Qualcosa non ha funzionato.
Oggi finalmente si torna a parlare di catene di approvvigionamento fondamentali, di controllo dei propri asset strategici, di autonomia strategica, questa consapevolezza c’è finalmente e anche un ruolo geopolitico che l’Europa deve giocare.
Questo ci ricorda che noi siamo in un periodo di crisi, però le crisi sono anche sempre un’occasione.
Del resto la parola crisi viene dal greco crisis, scelta, decisione. La crisi impone di scegliere, scegliere è il sale della politica, questo è il tempo della politica, di una politica che deve tornare a essere autorevole, centrale, capace di indicare una rotta e di assumersi la responsabilità della rotta che indica.
Quella politica ha bisogno di accompagnare l’Italia e l’Europa verso un nuovo modello di relazioni economiche che si sta materializzando, penso all’Inflation Reduction Act, veniva citato precedentemente, il pesante piano di investimenti varato dal governo americano in favore della transizione energetica ed ecologica, che è sì un piano che ha un impianto protezionistico,  e che inevitabilmente porta con sé un rischio di delocalizzazione da parte di diversi produttori anche europei ed è evidente che di fronte a uno scenario del genere l’Europa non possa non reagire, non possa non rispondere, non coordinarsi, a maggior ragione perché Europa e Stati Uniti guardano lo stesso rivale sistemico che è la Cina.
Anche qui noi con intelligenza possiamo cogliere un’opportunità perché gli Stati Uniti perseguono progressivamente anche un decoupling cioè un disaccoppiamento dall’economia cinese che a noi offre l’opportunità di porci come fornitore alternativo, almeno per alcune materie prime critiche, estratte o processate in Europa e nei segmenti più carichi di innovazione e contenuto tecnologico.
Quella delle materie prime critiche è una delle principali sfide del nostro tempo. 
Se consideriamo soprattutto la loro importanza per la transizione ecologica, transizione che come abbiamo sempre detto e ribadito con forza in Europa è indispensabile, ma va fatta con criterio, non può cioè ritenersi che noi per avviare la transizione ecologica possiamo smantellare la nostra economia e le nostre imprese.
La transizione ecologica, la sostenibilità ambientale, deve camminare di pari passo con la sostenibilità sociale ed economica, vogliamo cioè sì difendere la Natura ma la vogliamo difendere con l'Uomo dentro e dell'opera dell'Uomo quella che più di tutte garantisce anche la messa in sicurezza del territorio.
Allora la nostra sfida, quello che ci differenzia da un certo ambientalismo ideologico, un po' miope dal mio punto di vista, si materializza su diversi dossier che proprio in Europa si stanno discutendo e l'approccio che abbiamo portato è un approccio molto pragmatico, penso ad esempio al regolamento sui veicoli leggeri perché se dopo il 2035 sarà ancora possibile immatricolare veicoli con motore endotermico, alimentati con combustibili neutri in termini di emissioni di CO2 sarà soprattutto grazie al coraggio assunto dall'Italia in questi mesi.
C'è ancora da lavorare, c'è ancora da lavorare per far riconoscere i biocarburanti e non solamente i carburanti sintetici neutri in termini di CO2 sulla base di dati tecnici e scientifici che ovviamente devono essere evidenti, ma noi intanto siamo riusciti a imporre il principio della neutralità tecnologica, ponendoci insieme alla Francia, alla testa di un fronte del no alla nuova normativa che oggi raggruppa otto Paesi europei, così come lavoriamo sul decreto imballaggi perché anche qui non ha molto senso aver spinto negli anni sul tema del riciclo e oggi voler colpire chi è riuscito a diventare un'avanguardia in tema di riciclo.
Bisogna avere il coraggio di dire le cose quando non funzionano, neutralità tecnologica cioè se da una parte è giusto che l'Europa stabilisca gli obiettivi della transizione ecologica, se noi condividiamo come condividiamo quegli obiettivi, dall'altra credo che la tecnologia con la quale ogni Nazione sceglie di raggiungere quegli obiettivi debba essere lasciata alla definizione degli Stati nazionali, chiaramente quando corrisponde alle regole che vengono immaginate, per salvaguardare l'economia, per salvaguardare il sistema industriale e anche per non consegnarci a nuove pericolose dipendenze. Perché sbagliare è umano ma perseverare… 
Allora, dicevamo delle materie prime che è uno dei dossier tra i più strategici dei prossimi anni, quello dal quale dipende sostanzialmente la capacità di sviluppo delle nostre economie e anche qui ci stiamo muovendo a livello europeo. La scorsa settimana a Berlino si è svolto il primo appuntamento della trilaterale Italia-Francia-Germania sulla politica industriale: 3 Nazioni che complessivamente rappresentano il 55% del PIL manifatturiero d'Europa e sono insieme la terza manifattura mondiale dopo Usa e Cina. 
A Berlino abbiamo condiviso le strategie sul tema materie prime critiche rafforzando la cooperazione con l'obiettivo di mettere in campo azioni di approvvigionamento sicuro, sostenibile ed economicamente vantaggioso. Il prossimo 30 ottobre invece a Roma sarà il momento della digitalizzazione della manifattura, nel 2024 a Parigi sarà quello delle tecnologie green.
Un approccio congiunto per un'Europa che oggi inizia a parlare niente meno che di sovranità, una cosa impensabile solo qualche mese fa quando il tema della sovranità veniva confuso con una sorta di approccio tardivamente autarchico, una specie di pericolosa tendenza dei partiti di destra. Forse non era così, forse semplicemente chi opera nel campo del reale, non nel campo dell’ideologia o nel campo dell’utopia ha più facilità a prevedere ciò che inevitabilmente poi si materializza.  
E le cose sono andate così perché è bastato un battito d’ali di farfalla dall’altra parte del mondo per far cedere il fragile modello di sviluppo degli ultimi trent’anni, quello che era stato basato tutto su una globalizzazione senza regole. Lo vediamo oggi con l'invasione dell'Ucraina e con la nostra necessità di ridisegnare il nostro approvvigionamento energetico ma ancora prima lo avevamo visto con la pandemia, quando dopo aver consegnato ad alcuni mercati asiatici tutta la filiera di chip e semiconduttori e la Cina durante la pandemia ha deciso di privilegiare il mercato interno, da noi si sono fermate intere catene di approvvigionamento.
Abbiamo capito quando sono arrivati gli shock quanto fosse miope da parte dell'Europa e da parte dell'Occidente mettere alcuni settori strategici delle proprie economie in mano a Nazioni che non potevano esattamente dirsi affidabili.
Allora la sfida che ci troviamo di fronte oggi è quella di tornare padroni del nostro destino limitando il più possibile la dipendenza da Paesi terzi, particolarmente nei settori strategici. È una sfida che per essere vinta va affrontata in maniera unitaria perché è chiaro ormai che la questione delle catene da approvvigionamento ha una valenza economica produttiva ma anche una valenza geopolitica strategica e su questo il Governo è impegnato in prima linea, così come siamo impegnati sul nuovo fronte della governance europea. 
La riforma del Patto di stabilità e crescita che, per come la vediamo noi, nella sua nuova versione - perché escludiamo che si possa tornare ai parametri precedenti la pandemia - dovrebbe privilegiare di più la crescita senza la quale del resto diventa molto difficile anche garantire stabilità.
Così come riteniamo che si debba assicurare parità di condizioni nel mercato interno e che questo debba prevedere una piena flessibilità dei Fondi europei esistenti. È stata ed è una delle grandi questioni che il Governo ha portato in Europa e che oggi si materializza ma la sfida sulla riforma della governance è sugli investimenti.
Se l'Europa fa delle scelte strategiche e quelle scelte strategiche sono Transizione verde, Transizione digitale ma anche - parlando sempre di autonomia strategica – Difesa, poi non si possono punire le Nazioni che investono sulla Transizione verde, sulla Transizione digitale con regole che non riconoscano il valore aggiunto di quegli investimenti. E quindi, per noi la sfida di scomputare le spese di investimento in questi obiettivi dal calcolo del rapporto deficit/PIL è una sfida prioritaria. 
Garantire, come dicevamo, piena flessibilità dei fondi, anche su questo si è cominciato a lavorare, abbiamo visto la proposta della Commissione europea della Piattaforma delle tecnologie strategiche per l’Europa che prevede al suo interno la flessibilità e che, dal nostro punto di vista, è anche un primo passo verso un Fondo sovrano europeo che è necessario per affrontare sfide che dureranno almeno per i prossimi tre decenni.
Al tema della flessibilità io non posso non legare quello del PNNR. Il PNNR è una grande occasione, come una grande occasione ha bisogno che remiamo tutti nella stessa direzione.
Il Piano non è stato scritto nel negoziato dall'attuale Governo ma noi oggi lavoriamo senza sosta per mettere a terra tutte le risorse nei tempi necessari.
È un Piano che ha bisogno di correttivi ma è soprattutto un Piano che ha bisogno di grande impegno da parte di tutti gli attori per riuscire a essere realizzato nei tempi che sono previsti. Qui voglio dire che mi dispiace anche se non mi stupisce che, invece, anche il PNRR in Italia sia diventato terreno di scontro. 
Penso che su una partita del genere noi dovremmo comportarci come se fossimo un solo uomo: maggioranza, opposizione e tutti i livelli istituzionali, aziende, sindacati, magistrati, intellettuali, gente comune. Perché qui non è in gioco il Governo qui è in gioco la modernizzazione dell'Italia e la sua credibilità a livello internazionale. E lo dico perché mi dispiace che anche qui ci sia chi non perde occasione per fare polemica, persino chi tifa perché si fallisca come se non fosse nell'interesse di tutti riuscire. 
Ma io voglio assicurarvi che quei soldi li metteremo a terra costi quel che costi; modificheremo le parti che non vanno bene; privilegeremo i progetti che hanno un respiro strategico; contratteremo con la Commissione ciò che è necessario contrattare; faremo le norme necessarie a superare le lungaggini e le difficoltà degli Enti locali; faremo ciò che va fatto e metteremo tutti ai remi e se qualcuno vuole rimanere a guardare vorrà dire che quando avremo terminato avrà imparato una lezione.
Abbiamo grandi sfide davanti e il Governo è consapevole che è impossibile affrontarle da soli. Per questo lo diceva Giovanna Pancheri, fin dal nostro insediamento che noi abbiamo recuperato con convinzione lo spirito di confronto che deve caratterizzare le fasi di profondo cambiamento, come quella che viviamo.
Abbiamo inaugurato un nuovo metodo caratterizzato da un dialogo costante, aperto, con le parti sociali per discutere insieme obiettivi e interventi necessari a supporto dell'economia nazionale delle principali filiere produttive.
Un primo risultato di questo lavoro si è visto ad esempio con il ddl sul Made in Italy che è la prima tappa di un documento globale di politica industriale, Made in Italy 2030 che presenteremo a tutto il mondo produttivo nella primavera del prossimo anno. 
Il ddl Made in Italy ha come obiettivo quello di rafforzare le filiere del Made in Italy.
Si dà tre obiettivi. Il primo è quello di lavorare sulle competenze, avete visto l'istituzione del Liceo del Made in Italy e non solo; quello di rafforzare le filiere garantendo risorse adeguate - penso soprattutto alla nascita del Fondo sovrano - e quello delle tutele con una lotta capillare alla contraffazione anche con l'utilizzo di tecnologie innovative in questo senso.
A questo lavoro, dicevamo prima, dei chip, si accompagna quello per varare a breve un vero e proprio Chips Act italiano, iniziativa che si inquadra sullo sfondo del Chips Act europeo che come sapete su questo tema si dà degli obiettivi importanti.
La politica dei semiconduttori si inserisce in un piano più ampio volto a rendere l'Italia competitiva in settori ad alto contenuto tecnologico.
 Il ramo dell'high-tech ha bisogno dal mio punto di vista di particolare attenzione nel contesto globale per attrarre nuove imprese dall'estero; per evitare la fuga di quelle che operano in Italia e, vado verso la conclusione, un ultimo focus non posso non farlo su un altro tema cruciale per il futuro dell'Italia che è il tema del mercato del lavoro.
Il mercato sta rispondendo bene alle politiche di questi mesi, lo citavamo in apertura. 
Beneficiamo anche del buon andamento dell'economia ma i dati sull'occupazione ci stanno dando grandi soddisfazioni. Noi abbiamo cercato con le nostre misure di fare la nostra parte, penso soprattutto al tema del taglio del cuneo contributivo e agli incentivi per l'assunzione dei giovani. Così come credo che sia stato un segnale molto importante l’abolizione del Reddito di Cittadinanza per chi poteva lavorare, perché chi può lavorare non può e non deve essere incentivato a non farlo.
Abbiamo bisogno del contributo di tutti. Ora stiamo lavorando per reperire le risorse che sono necessarie a rendere strutturale il taglio che abbiamo previsto per il 2023, come sapete. Sei punti percentuali per i redditi di lavoro fino a 35 mila euro, 7 punti per quelli fino a 25.000 euro, un segnale non di poco conto in sette mesi di lavoro e con le scarse risorse che abbiamo a disposizione.
Così come lavoriamo sulla riforma fiscale e intendiamo riconoscere nella riforma fiscale, tra le altre cose, una tassazione di favore per quelle imprese che investono in innovazione così come per quelle che investono in capitale umano, perché guardate questa è un'altra grande questione: nel tempo nel quale si affaccia l'intelligenza artificiale nella nostra vita noi dobbiamo capire l'importanza del capitale umano. 
Eravamo abituati a un progresso che serviva a ottimizzare il capitale umano e oggi rischiamo di trovarci di fronte a un progresso che sostituisce le capacità umane e questo può produrre uno shock incredibile nella nostra società e quindi bisogna che le due cose camminano insieme.
C’è ancora molto da fare e i dati positivi che registriamo sono un incoraggiamento a fare meglio e ad affrontare problemi strutturali che in passato alla fine non si è mai riusciti ad affrontare, penso al forte disequilibrio tra domande e offerta di lavoro: 2 milioni di posti di lavoro che il mercato non è attualmente in grado di soddisfare per carenza di profili adeguati. È una cosa che noi non ci possiamo permettere in questo contesto e dunque, una delle principali sfide che ci poniamo è quella di riformare le politiche attive del lavoro legando sempre più la formazione alle competenze richieste dalle imprese; richieste dalla continua e rapida innovazione che attraversa il mondo produttivo e la nostra società.
Anche su questo sarà importante il contributo del mondo imprenditoriale.
Il vostro contributo, le vostre idee, le vostre proposte. Su questo e su molto altro possiamo e dobbiamo lavorare insieme e probabilmente non sempre saremo d'accordo su tutto. Ma io so che una cosa la vediamo allo stesso modo e cioè che questa Nazione si può salvare. Che questa Nazione può ancora stupire, che questa Nazione può ancora dimostrare al mondo quanto vale. Perché sì, abbiamo mille difficoltà ma siamo sempre l’Italia.
Siamo sempre la nave più bella del mondo, saremo sempre la nave più bella del mondo. Il nostro scafo può avere qualche danno però è uno scafo solido, è uno scafo sicuro.
Il nostro equipaggio non sempre ha avuto indicazioni proprio chiare però è un equipaggio che ha cuore e ha cervello e se noi riusciamo, oggi, a dare indicazioni chiare e remare tutti nella stessa direzione, non dobbiamo temere nessun tipo di onda indipendentemente da quanto alta possa essere. 
Su questo io so che noi la pensiamo alla stessa maniera e su questo confido di lavorare insieme con voi. 
Vi ringrazio.

Il Intervento del Presidente Meloni all'Assemblea Generale di Assolombarda 2023

Monday, 3 July 2023

03 July 2023

Il Presidente Meloni interviene all'Assemblea Generale di Assolombarda 2023

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento all'Assemblea Generale di Assolombarda 2023 a Milano.

03 July 2023

Il Presidente Meloni interviene all'Assemblea Generale di Assolombarda 2023

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto un intervento all'Assemblea Generale di Assolombarda 2023 a Milano.

02 July 2023

Anniversario della battaglia del ‘Checkpoint Pasta’ a Mogadiscio, la dichiarazione del Presidente Meloni

Sono trascorsi trent’anni dalla tragica battaglia del ‘Checkpoint Pasta’ a Mogadiscio. Il 2 luglio 1993, miliziani somali attaccarono una colonna del contingente nazionale italiano impegnato nella missione condotta sotto egida ONU per garantire l’arrivo degli aiuti umanitari al popolo della Somalia, ridotto alla fame e alla sofferenza dalla lotta di potere tra fazioni tribali. Tre giovani e valorosi militari italiani - il Sottotenente Andrea Millevoi, il Sergente Maggiore Stefano Paolicchi e il Caporale Pasquale Baccaro - caddero vittime dell’attacco. Altri trentadue rimasero feriti, alcuni dei quali anche molto gravemente. Uno di loro, il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia, perse ...

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Consiglio europeo del 29 e 30 giugno, il punto stampa finale del Presidente Meloni

Friday, 30 June 2023

Io sono molto soddisfatta dei risultati di questo Consiglio europeo. Le questioni centrali che l'Italia ha posto in questi mesi sono oggi una realtà.
Parlo di migrazione e di concentrare l'attenzione europea sulla migrazione e sulla dimensione esterna, questione che era impensabile fino a qualche mese fa e che oggi è sostanzialmente condivisa da tutti.
Parlo anche del fatto che in tema economico noi ci eravamo presentati, quando si è discusso di come affrontare il tema della competitività europea, chiedendo pari condizione, anche per i Paesi che hanno minore spazio fiscale, vale a dire piena flessibilità nell'utilizzo dei Fondi esistenti. Oggi nelle proposte della Commissione questo elemento è molto presente. Ricordo che per l'Italia vuol dire, tra Fondi di coesione e PNRR, circa 300 miliardi di euro che possono essere meglio spesi e che possono essere concentrati sulle priorità.
Sono molto contenta del consenso che siamo riusciti ad avere da parte di tutto il Consiglio su come stiamo affrontando il rapporto con la Tunisia e vorrei che notaste questo passaggio nelle Conclusioni del Consiglio nella parte sulle relazioni esterne: vale a dire partenariato strategico; vale a dire non affrontare semplicemente il tema migratorio ma affrontare un tema di un rapporto diverso tra l'Europa e i Paesi del Nord Africa. Nelle conclusioni c'è scritto che quello che noi stiamo facendo con la Tunisia può essere un modello, ed è esattamente dove vorremmo arrivare nel rapporto tra Unione europea e i Paesi del Nord Africa.
Quando la Commissione, nella revisione del bilancio pluriennale, propone l'utilizzo di fino a 15 miliardi di euro per la dimensione esterna, vuol dire che siamo riusciti a convincere su un approccio che era tutto italiano. Io ricordo quando nei primi Consigli europei ai quali mi sono presentata si diceva che probabilmente sarebbe stato meglio non affrontare questo tema perché non ci sarebbe stato in nessun caso consenso, evidentemente un consenso si è riuscito a costruire.
Così come altre cose, che per me sono importanti, sono oggi di grande condivisione: penso al sostegno del Consiglio europeo alla presenza dell'Unione Africana nel G20; penso alla materia che viene citata finalmente in un documento del Consiglio europeo della demografia. Voi sapete che la questione demografica, la questione della natalità è una questione sulla quale siamo molto concentrati e io spesso mi sono interrogata sul perché un'Unione europea che abbia un programma su molte cose, in realtà non affronti una delle più grandi questioni strutturali che la riguardano, che è proprio il tema della natalità, così come sull’intelligenza artificiale.
Voi ricorderete il G7 e il Consiglio d'Europa, io continuo a porre il tema di governare un processo che rischia di schiacciarci e anche questo oggi è nelle Conclusioni del Consiglio, per cui credo che il ruolo dell'Italia sia stato un ruolo da protagonista in questo Consiglio europeo.  Credo che chiunque abbia seguito i lavori del Consiglio potrà confermarlo e quindi sono soddisfatta del lavoro che abbiamo fatto.

DOMANDE

Domanda: Presidente è delusa dell’atteggiamento di Polonia e Ungheria sulla questione dei migranti?
Presidente Meloni: No, non sono delusa dall'atteggiamento di Polonia e Ungheria. Io non sono mai delusa da chi difende i propri interessi nazionali e la scelta di Polonia e Ungheria non riguarda quello che è la mia priorità in tema di immigrazione, cioè la dimensione esterna, ma riguarda la dimensione interna, cioè il Patto di migrazione e asilo. Il punto è proprio questo. Io ho tentato di spiegare dall'inizio che finché noi cerchiamo delle soluzioni su come gestire il problema dei migranti quando arrivano sul territorio europeo, non troveremo mai l'unanimità perché la geografia è diversa, perché le necessità sono diverse, perché le situazioni sono diverse, perché la politica è diversa.
L'unico modo per affrontare la questione tutti insieme è lavorare sulla dimensione esterna, ed è su questo che noi siamo riusciti a imprimere una svolta totale in questo dibattito sul quale vi prego di interrogare chiunque conosca le dinamiche che sono qui. Per cui quello che è accaduto con Polonia e Ungheria già lo sapevamo, perché era già accaduto sul Patto di migrazione e asilo. E io comprendo la loro posizione, che in questo caso è diversa dalla nostra, perché tutti difendiamo i nostri interessi nazionali. ma anche proprio geograficamente abbiamo delle necessità diverse. Il punto è che quello su cui stiamo lavorando noi, dalla Tunisia in poi, quindi la dimensione esterna, quello coinvolge tutti i Paesi del Consiglio. Su questo c'è un consenso unanime a 27. Quindi io credo che su questo bisogna continuare a lavorare, perché tutti capiscono che l'unico modo è cercare una soluzione che valga per tutti.

Domanda: Sull’immigrazione in questo senso anche questo potrebbe essere un rischio, cioè Ungheria e Polonia che magari bloccano i maggiori fondi chiesti dalla Commissione europea?
Presidente Meloni: Non se sono risorse destinate alla dimensione esterna, proprio perché quello che le sto dicendo è che su questo c'è un consenso che riguarda tutti. Quindi è ovvio che se noi riteniamo di spendere queste risorse per capire come gestiamo più migranti che arrivano in Europa, non c'è il consenso neanche mio che bisogna arrivare in Polonia e in Ungheria. Ma se invece utilizziamo queste risorse per aiutare l'Africa ad avere una alternativa rispetto al tema di una migrazione che delle volte, anzi che quasi sempre è una migrazione di necessità, cioè persone che ritengono di non aver scelta, se noi offriamo quella scelta, noi risolviamo diversi problemi. Che non è solamente il problema nostro di non continuare a gestire flussi migratori che non siamo più in grado di gestire, ma è anche il problema di un diverso approccio con un continente che io insisto nel dirlo e ho portato questa discussione che non si era fatta prima. L'Africa non è un continente povero, l'Africa è un continente che ha molte risorse delle quali può vivere se noi gli diamo una mano in questa fase e anche su questo ho trovato molto interesse e molto consenso. Tra l'altro abbiamo degli interessi che possono essere convergenti, cito il tema energetico come spesso ho fatto. Loro sono potenzialmente dei grandissimi produttori di energia, soprattutto pulita. Noi abbiamo un problema di approvvigionamento energetico. L'Italia è interessata perché può essere la porta di questa energia. Investimenti, lavoro, formazione, migrazione legale quando serve, ma combattere i flussi illegali. Su questo noi abbiamo consenso unanime, quindi continuiamo a lavorare, perché poi su queste cose bisogna lavorare quotidianamente. Ma continuiamo a lavorare perché si possa finalmente affrontare questo tema in maniera strutturale: non è lo spot di un minuto e non è il tema di risolvere il proprio problema scaricandolo sul proprio vicino, perché io non sono d'accordo neanche su questo. Per questo, per me la questione del patto di migrazione e asilo è secondaria in questo dibattito, perché tanto non troveremo mai una soluzione che va bene per tutti. Non è neanche la soluzione perfetta per noi: è migliore di quanto non fossero le regole precedentemente, ma non è quello che io ho chiesto. Io non chiedo i ricollocamenti, non sono la mia priorità, io chiedo insieme di fermare l'immigrazione illegale a monte e di farlo con un partenariato strategico con i paesi africani, che è utile anche per l'Africa e che tra l'altro restituisce all'Europa la capacità di giocare un ruolo di politica estera, di attore globale, di protagonista, che forse è mancato in questi anni e che noi oggi paghiamo, perché l'assenza dell'Europa è stata coperta da altri e magari quegli altri non hanno gli stessi interessi solidali che noi manifestiamo.

Domanda: Presidente, l’Italia, lei, come è stato un po' riconosciuto, ha giocato un ruolo un po' di mediazione, ma come portare anche chi ancora non è d'accordo, nei prossimi giorni, su una posizione comune e avere una posizione unica?
Presidente Meloni: Guardi, sicuramente questa è una cosa sulla quale noi abbiamo un ruolo. Nonostante capissi perfettamente le posizioni, come ho detto, della Polonia e dell'Ungheria, come lei sa, con loro, ho un ottimo rapporto, ho tentato, con il consenso di tutti gli altri 25 una mediazione fino all'ultimo; continuiamo a lavorarci. Io sarò a Varsavia mercoledì, per esempio, insomma è un lavoro che bisogna continuare a fare, ma ripeto, è molto difficile. Qual è la mediazione? La questione che pongono polacchi e ungheresi non è peregrina, perché voi sapete che Polonia e Ungheria sono probabilmente le due nazioni che in Europa si stanno prendendo, che si stanno occupando più dei profughi ucraini. Lo fanno con risorse da parte della Commissione che sono insufficienti sicuramente, per cui quando noi otteniamo che nel caso in cui non si accettino i ricollocamenti si può fare perché rimane volontario, ma comunque bisogna contribuire a un fondo sulla dimensione esterna, qualcuno dice “signori, non possiamo pagare due volte”. Ed è un tema serio. Ed è una mediazione possibile. Ma credo che fosse più sul metodo della scelta, sul Patto di migrazione e asilo a maggioranza piuttosto che nel merito della questione, perché sul merito delle conclusioni poi del Consiglio che erano concentrate sulla dimensione esterna, ripeto, eravamo tutti d'accordo. Ci si continua a lavorare, sicuramente su questo noi possiamo giocare un ruolo importante, ma ripeto, la mediazione più facile di tutte, quella con la quale noi siamo riusciti a mediare anche con Nazioni con le quali storicamente, sul tema della migrazione, stavamo agli antipodi, penso all'Olanda, è che c'è un modo solo per risolvere il problema per tutti, ed è affrontare i movimenti primari perché altrimenti diventa impossibile affrontare i secondari. E nessuno viene lasciato solo e tutti lavorano per un problema che risolve le difficoltà di tutti. Questo è quello che stiamo facendo e io sono fiera perché, obiettivamente, un approccio del genere non era mai esistito nell'Unione europea.

[Domanda inaudibile]
Presidente Meloni: No, non esce ammaccato perché il Patto non è in discussione. Non era in discussione al Consiglio, il Patto è stato già discusso, quindi non è un tema che si riapre, era un tema sul quale la posizione di Polonia e Ungheria era quella di esprimere il proprio dissenso, perché era già stato portato a casa, quindi il Patto non viene ridiscusso, per noi, ripeto, migliora le regole, ma non credo che abbiamo risolto il problema dell'immigrazione con il Patto di migrazione e asilo. Credo che per noi migliori le regole, ma rimango della posizione che la questione va affrontata da un altro punto di vista, è quello su cui lavoro e quello su cui trovo il consenso di tutti. E quindi è win-win. Bisogna solamente essere molto concreti ed è quello che cerchiamo di fare.

[Domanda inaudibile]
Presidente Meloni: No, non è stato e non era oggetto di questo Consiglio, quello è un lavoro che, come sa, stiamo facendo quotidianamente. Vedremo nelle prossime ore, insomma. Io penso che di queste cose non se debba mai parlare più di tanto prima. Prima si cercano delle soluzioni e poi si comunicano le soluzioni, ma continuiamo a lavorarci.

Domanda: Le è stato chiesto dai suoi colleghi di ratificare il MES?
Presidente Meloni: No, non mi è stato chiesto.

Domanda: E quanto si sta aggravando la situazione invece sul PNRR, ancora non c'è il sì della Commissione alla terza rata, la quarta sta sforando gli obiettivi e tra gli obiettivi c'è anche la questione delle asili nido, lei prima parlava di natalità e quindi l'Italia invece sta mancando una scadenza della Commissione.
Presidente Meloni: La ringrazio per l’ottimismo, il suo punto di vista non è il mio.
Beh, sì, fate le domande un po' pessimistiche rispetto al mio punto di vista. Non si sta aggravando la situazione sulla terza rata, continuiamo a lavorare, così come avete visto anche dalla comunicazione che ha fatto questa mattina la Commissione. E quindi diciamo che gli spoiler che cercano di minare un lavoro molto paziente che stiamo facendo non stanno centrando il loro obiettivo, ecco, nelle ricostruzioni un po' bizzarre che leggo sulla stampa di tanto in tanto su questa materia. Stiamo lavorando, devo dire, bene sulla terza rata, sulla quarta rata, che è un lavoro chiaramente lungo. Però è all'inizio, insomma, è in corso e quindi non entro nel merito dei singoli dettagli perché rischio di fare molta confusione, ma guardi, io sono molto più ottimista di lei. Per quello che riguarda il MES, il tema non mi viene posto, per cui evidentemente è possibile che non ci sia la stessa attenzione che diamo noi nel dibattito italiano da parte dei colleghi.

Domanda: Presidente, questa mattina lei ha partecipato a una colazione di lavoro con Scholz, Macron e una decina di leader sul tema dell’allargamento.
Presidente Meloni: Il tema dell’allargamento. Guardi, io ho detto in questa riunione che secondo me la parola non è “allargamento”, la parola è “riunificazione”. Lei sa bene che io ho sempre detto che non considero l'Unione europea un club, non considero che siamo noi a decidere chi può far parte dell'Europa e chi non ne fa parte. È la storia che decide chi fa parte dell'Unione europea e chi non ne fa parte. Ci sono oggi Nazioni europee che chiedono di essere parte dell'Unione europea e noi dobbiamo costruire presupposti per cui questo possa avvenire. Poi che questo richieda degli aggiustamenti nel nostro funzionamento di budget, di scelte e anche probabilmente di organizzazione, cioè di regole di funzionamento, sicuramente è il tema che stiamo discutendo, però credo che sarà molto più difficile risolvere il problema man mano che altre Nazioni si avvicinano e diventeremo sempre di più. Se noi pensiamo di poterci occupare delle questioni più “microbe” della vita quotidiana dei cittadini.

Io credo che nel momento in cui l'Europa si riunifica, il tema non sia cambiare le regole, ma sia piuttosto cambiare le priorità. L'Europa deve lavorare per affermare l'unico principio che sta nei Trattati, che non è mai stato realmente affermato, che è il principio della sussidiarietà. Che vuol dire? Vuol dire che si lavora per cerchi concentrici, non faccia Bruxelles quello di cui si può meglio occupare Roma, non faccia Roma da sola quello per cui serve Bruxelles. Allora sono le priorità che dobbiamo definire. L'Unione europea, ve l'ho detto tante volte, nasceva a Comunità economica del carbone e dell'acciaio, cioè nasceva per mettere in correlazione la strategia sulle materie prime e sull'approvvigionamento energetico. Oggi quello su cui ci troviamo più esposti sono materie prime e approvvigionamento energetico, però sappiamo come cucinare gli insetti. Direi che bisogna tornare alle priorità che sono di un grande attore politico globale. E quelle priorità sono la politica estera, la difesa dei confini, il tema della difesa, il mercato unico, ma non le micro questioni delle quali spesso ci siamo occupati, perché sarà sempre più difficile farlo se si aggiungono anche altri. Questa è la visione che io ho portato nella riunione questa mattina ma è un dibattito che sarà lunghissimo poi ovviamente, soprattutto quando si entra nei dettagli.

[Domanda inaudibile]
Presidente Meloni: Guardi, io sono sempre molto favorevole quando partecipano i cittadini, sono sempre molto favorevole alla democrazia, ma ripeto questo è un dibattito appena iniziato, è molto lungo, quindi eviterei di fare una questione diciamo così, di slogan, andrei a vedere durante il dibattito quali sono le reali posizioni che si possono costruire anche con delle maggioranze.

[Domanda inaudibile]
Presidente Meloni: Guardi, ripeto, dicevo prima al collega, io come lei sa, mi ci sto dedicando molto, ci sto lavorando e continuerò a farlo. Su queste cose bisogna essere sempre prudenti. Prima si portano a casa e poi si commentano, perché altrimenti noi nel tentativo disperato - ma non è una polemica, lo dico anche per me - di fare delle dichiarazioni o di dare dei titoli, poi in realtà arriviamo meno facilmente a dama.
Quindi, sono ben disposta e vedo solo persone ben disposte da entrambi i lati. Lavoriamo e vediamo che cosa accade nei prossimi giorni.

Domanda: What does the move of Hungary and Poland mean now for the asylum reforms, especially Austria and Italy were hoping for more progress?
Presidente Meloni: The progress will be there and the only progress that we can do together is to take care of the external dimension. We will never solve this problem if we think that each one of us can move the problem to another, and we understand it and we all agree on it, also Hungary and Poland. That is what Italy brought to this Council, trying to understand and to find a way that can help us all to solve this problem. So, Hungary and Poland didn’t agree with the migration pact, which is about the internal dimension, and we will never find consensus on the internal dimension, for every one of us has different necessities. The only one thing on which we can find consensus is to work together on the external dimension and I think that we are doing big steps ahead on that, with resources, with what we are doing with Tunisia for example. In the Conclusions, we write that Tunisia is a sample, also for other partnerships that we can build with other nations and that is exactly my point of view, and the Austrian one, and the Hungarian one, and the Polish one, and the German one, and the French one. We are working all together to defend our borders and to solve the problem with Africa with a strategic partnership.

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Domanda: Cosa significa ora la mossa dell'Ungheria e della Polonia per le riforme sull'asilo, l'Austria e l'Italia in particolare speravano in maggiori progressi?
Presidente Meloni: Il progresso ci sarà e l'unico progresso che possiamo fare insieme è occuparci della dimensione esterna. Non risolveremo mai questo problema se pensiamo che ognuno di noi possa spostare il problema su un altro, e lo capiamo e siamo tutti d'accordo su questo, anche l'Ungheria e la Polonia. Questo è ciò che l'Italia ha portato a questo Consiglio, cercando di capire e di trovare un modo che possa aiutare noi tutti a risolvere questo problema. Quindi, l'Ungheria e la Polonia non erano d'accordo con il patto sulla migrazione, che riguarda la dimensione interna, e non troveremo mai un consenso sulla dimensione interna, perché ognuno di noi ha necessità diverse. L'unica cosa su cui possiamo trovare un consenso è lavorare insieme sulla dimensione esterna e credo che su questo stiamo facendo grandi passi avanti, con le risorse, con quello che stiamo facendo con la Tunisia, per esempio. Nelle Conclusioni, scriviamo che la Tunisia è un esempio, anche per altri partenariati che possiamo costruire con altre nazioni e questo è esattamente il mio punto di vista, e quello austriaco, e quello ungherese, e quello polacco, e quello tedesco, e quello francese. Stiamo lavorando tutti insieme per difendere i nostri confini e per risolvere il problema con l'Africa con un partenariato strategico.

[Traduzione di cortesia]